Cassino, 15 marzo 1944: la memoria incompleta di una città martire

Opinioni - "Ma, Cassino non era occupata dai tedeschi? I vuoti nella 'memoria di pietra'." Un contributo alla narrazione del dramma della città che domani ricorda l'81° anniversario della distruzione

Cassino, 15 marzo 1944: la memoria incompleta di una città martire
di autore LeggoCassino.it - Pubblicato: 14-03-2025 17:02 - Tempo di lettura 4 minuti

di Nando Tasciotti*

 Torre campanaria: “[…] i bombardamenti del 1944 la danneggiarono gravemente […]”. Chiesa del Carmine: “[…] Le eleganti linee settecentesche furono sconvolte ed annientate dai bombardamenti del 1943/44”. Chiesa della SS. Annunziata (o dell’Assunta): “[…] I bombardamenti del 1943/44 distrussero l’ intero complesso […]”. Teatro Manzoni: “[…] I bombardamenti anglo-americani del 1943/44 lo rasero al suolo”. S. Maria delle Cinque Torri: “[...] fu distrutta con la città di Cassino il 15 marzo 1944 in seguito ai bombardamenti anglo-americani”.

Piazza XV Febbraio 1944: “Il 15 febbraio 1944 la ultramillenaria abbazia di Montecassino subì la sua quarta distruzione ad opera dell’aviazione anglo-americana con oltre 500 tonnellate di esplosivi ad alto potenziale. Tra le macerie perirono anche centinaia di inermi rifugiati […]”.

Parco XV Marzo 1944: “[…] centinaia di Fortezze volanti anglo-americane riversarono sulla città di Cassino oltre mille tonnellate di bombe che rasero al suolo la città divenuta roccaforte della “Linea Gustav”. Numerose furono le vittime civili. Per questo suo sacrificio la città di Cassino meritò l’appellativo di “Città martire” e fu decorata di Medaglia d’Oro al Valor militare il 15 febbraio 1949”.

E’ la narrazione dei terribili eventi di 81 anni fa scolpita sulla cosiddetta “Memoria di pietra”. Sono massi di marmo, grezzi, semplici ma eleganti, opportunamente e lodevolmente collocati ventuno anni fa (per il 60° anniversario della distruzione di Cassino e dell’abbazia di Montecassino) in alcune strade e piazze di Cassino, in luoghi storici e simbolici di quella città medievale che non c’è più, rasa al suolo il 15 marzo 1944.

Altri due massi sono vicino all’attuale cattedrale: uno ricorda la Pace di San Germano firmata il 23 luglio 1230 tra l’imperatore Federico II e Papa Gregorio IX, l’altro il Palazzo Corte, il Palagio Badiale nel quale si amministrava la “Terra Sancti Benedicti”.

La meritoria iniziativa di quei “landmark” storici, certamente utili per informare residenti e turisti, fu del CDSC (Centro Documentazione e Studi Cassinati), con il sostegno dell’amministrazione comunale - allora di centro-destra - del Comune di Cassino e dell’Abbazia di Montecassino.

Tutti quei massi hanno una sintetica efficacia comunicativa, con la riproduzione stilizzata, scolpita, degli storici monumenti distrutti nel 1944. E, seguendone il percorso nella città ricostruita nel dopoguerra, l’attribuzione delle responsabilità, del perché quelle rocce siano ora al posto di quei monumenti, vi si esplicita sempre più chiaramente: da generici “bombardamenti” (3 volte) si arriva alla precisazione (memorizzata su 4 massi) che si trattò di bombardamenti “anglo-americani”.

Di “tedesco” su quelle pietre c’è solo un’eco, in quel “roccaforte della Linea Gustav”, criptica per chi non sa cosa fosse quella loro fortificata catena difensiva, estesa da Ortona a Minturno e imperniata proprio su Cassino e la montagna dell’abbazia. Ma della presenza di quei nazisti che – con la complicità dell’Italia fascista - furono la causa primaria di tutta quella hitleriana guerra d’aggressione di Paesi e popoli, e che in quei mesi del ’43-‘44 “occupavano” militarmente la città e ancora gran parte dell’Italia, in tutta quella “Memoria” non c’è alcun cenno.

Non ce n’è esplicitamente, del resto, neanche nel cippo che il Comune di Cassino aveva collocato il 15 marzo 1947 davanti al cimitero britannico, sulla via per la frazione di Sant’Angelo. E’ dedicato infatti “Ai valorosi britanni caduti combattendo il nemico comune su questa terra sanguinosa per la causa della giustizia e della libertà”. “Nemico comune”…: cautela descrittiva da clima “pacificatorio” dell’immediato dopoguerra, ma con una chiara indicazione dei valori e degli obiettivi (“giustizia e libertà”) per cui fu versato tutto quel sangue.

C’è ampia traccia tedesca, invece, in un pannello turistico in ferro, collocato alcuni anni fa da un’Associazione di albergatori all’ingresso della città, ai piedi della montagna dell’abbazia, davanti alla cosiddetta “Grotta Foltin”. E’ un’enorme caverna naturale divenuta “caposaldo della difesa tedesca della città di Cassino contro l’assalto delle truppe neozelandesi”, si spiega in italiano e in inglese nella didascalia. Il capitano Ferdinand Foltin - si precisa accanto alle sue foto - “ne assunse il comando per decidere la strategia difensiva dopo aver avuto la lucidità e il tempismo di raggruppare i pochi soldati delle altre unità venuti fuori dalle macerie causate dalle 1.200 tonnellate di esplosivo cadute dal cielo nell’intera giornata”.

Insomma, anch’esso un luogo storico, certamente da segnalare. Ma descritto indicando i tedeschi non occupanti ma “difensori” di una città italiana contro gli “assaltatori” neozelandesi, ed evidenziando le teutoniche capacità militari (“lucidità”, “tempismo”) del capitano Foltin con i suoi uomini. Eppure, anche da lì i soldati tedeschi sparavano e uccidevano quei giovani che da vari continenti, anche a 16-17 anni, erano venuti a morire (com’è scolpito sull’Obelisco polacco a Montecassino) anche per la “nostra” libertà e democrazia, e grazie al cui sacrificio è nata una nuova Italia in una nuova Europa, che – pur con tutti i limiti delle sue istituzioni unitarie – ci ha garantito finora 80 anni di pace.

Anche a Cassino, dunque - come già sulle porte di bronzo della basilica di Montecassino scolpite da Pietro Canonica – la narrazione iconografica di quei terribili eventi appare unidirezionale e parziale. Descrive infatti gli effetti devastanti (che certo, con tutti quei crateri di bombe e cumuli di rovine, si risolsero anche in un “boomerang” per gli Alleati, rendendo più difficile la loro avanzata…), ma non (anche) le primarie cause di quei bombardamenti. Le indicò invece undici anni fa l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del 70° anniversario della distruzione di Cassino: ricordando i “cento bombardamenti alleati” subìti dalla sua città, Napoli, sottolineò che furono purtroppo anch’essi “un terribile prezzo da pagare per la sconfitta del nazifascismo, e ne portava la colpa la politica di guerra di Mussolini e di Hitler”.

Per completezza d’informazione storica sarebbe bastato incidere - almeno su qualcuno di quei massi di “Memoria” - anche che la città era “occupata dai tedeschi”. Cioè, da soldati di un regime aggressore. E meritano rispetto e ammirazione le parole pronunciate da Irmgard Maria Fellner, allora vice-ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania (Paese del quale siamo ora giustamente solidi amici e alleati), nel Cimitero Militare Tedesco di Caira, in occasione della loro Giornata di lutto nazionale, il 19 novembre 2017:

“In un cimitero militare tedesco, soprattutto nella località storica di Cassino – disse la signora Fellner, davanti a quelle 22 mila tombe di soldati, certamente non tutti fanatici nazisti - pensiamo anche alla dicotomia intrinseca, al crudele quesito: i caduti sono stati vittime o colpevoli di un regime tedesco criminale, oppure sono stati entrambi? Penso anche alla disperazione che avrà colto alcuni caduti in punto di morte, sopraffatti dal dubbio di morire per una causa giusta o meno, forse già sapendo o presagendo di aver rappresentato un regime ignobile. Penso anche alla vergogna collettiva di noi tedeschi di fronte alla storia. Sì, è un difficile atto di equilibrismo, soffermarsi vicino alle tombe di questi uomini che hanno dato la loro vita per il loro Paese sapendo, allo stesso tempo, che non possiamo essere orgogliosi di questo sacrificio, anzi che non è ammesso esserne orgogliosi”.

Parole oneste, sofferte, drammatiche. La “Memoria” incisa a Cassino su quelle pur utili pietre resta invece ancora omissiva e divisiva.

Infatti - anche se ora in città e dintorni ci sono monumenti che li ricordano e onorano (la statua del generale polacco Władysław Anders, i cippi per americani, inglesi, canadesi, Maori neozelandesi, ecc.) – quella “narrazione” unilaterale scolpita su roccia appare ingiusta verso quei soldati Alleati che ci hanno liberato da regimi dittatoriali che, con la loro guerra d’aggressione e di occupazione, hanno la primaria mondiale responsabilità di tutte quelle bombe e di tutti gli orrori, errori, lutti e rovine (anche di storici monumenti) vissuti anche in Italia, a Cassino e a Montecassino.

*Giornalista, ex inviato speciale del “Messaggero”, autore di “Montecassino 1944, un’abbazia torturata. L’inganno di Hitler, il tragico errore di Churchill e Roosevelt, il silenzio di Pio XII”


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