Economia - Gli operai, a casa dallo scorso 6 dicembre, sarebbero dovuti rientrare il 7 gennaio, poi il fermo è stato prolungato fino al 19. Ma non si tornerà in fabbrica neanche lunedì della prossima settimana, tutto slitta a fine mese o forse agli inizi di febbraio: nelle prossime ore arriverà la comunicazione ufficiale: Marsella (Fim-Cisl): "Il 2025 sarà peggio dell'anno scorso"
Mancanza di commesse: stop di quasi due mesi per Stellantis, il 2025 inizia peggio di come era finito il 2024 per gli operai dello stabilimento di Piedimonte San Germano. La fabbrica, lo ricordiamo, ha spento i motori lo scorso 6 dicembre 2024 e in un primo momento il rientro sulle linee era previsto per il 7 gennaio 2025. Sotto l’albero di Natale i lavoratori hanno trovato però un’altra ondata di cassa integrazione, con l’annuncio di uno stop prolungato fino al 19 gennaio.
Le tute rosse Alfa Romeo dovrebbero quindi rientrare in fabbrica lunedì prossimo, ma il condizionale è d’obbligo. Manca ancora il timbro dell'ufficialità, ma secondo quanto trapela da ambienti ben informati la dirigenza aziendale dello stabilimento di viale Umberto Agnelli è pronta a prolungare ancora la chiusura ancora per un’altra settimana almeno: si tornerà sulla catena di montaggio non prima del 27 gennaio, o forse addirittura il 3 febbraio, cioè due mesi dopo l’ultimo giorno lavorativo del 2024.
La conferma ufficiale arriverà solo nei prossimi giorni, ma per i sindacati la notizia è ormai abbastanza certa: “Il problema è che mancano gli ordini” dice senza giri di parole il segretario provinciale della Uilm-Uil Gennaro D’Avino. Caustico anche il leader provinciale della Fim-Cisl Mirko Marsella: “Il 2025 sarà un anno ancora peggiore rispetto a quello che si è appena concluso, lo sapevamo e queste notizie che iniziano a circolare lo dimostrano”.
Il 2024, lo ricordiamo, si è chiuso con una flessione delle vendite di oltre il 45% rispetto all’anno precedente, la peggiore nella storia dello stabilimento di Cassino che ad oggi è organizzata su un solo turno, così come disposto da gennaio 2024. A trainare la produzione c’è lo Stelvio che da solo rappresenta più del 50% delle unità immesse sul mercato: le altre due vetture sono la Giulia, la cui produzione incide per il 20% e il Suv Grecale della Maserati, poco al di sotto del 30%, prodotto anche nella versione full electric. Le potenzialità dello stabilimento di Cassino sono enormi, basta pensare che nel 2017 la produzione è stata cinque volte l’attuale, con circa 5.000 dipendenti. Attualmente gli occupati sono invece intorno alle 2.500 unità.
Nel 2024 il sito di Cassino è stato coinvolto da numerose fermate produttive, complessivamente circa 60 giorni in Contratti di Solidarietà: tali ammortizzatori sociali sono stati prorogati anche per il primo quadrimestre del 2024, a partire dal mese di maggio ci sarà bisogno invece di ammortizzatori straordinari per trainare la fabbrica fino all’ultimo trimestre dell’anno e agli inizi del 2026 quando sulla piattaforma STLA Large BEV partirà la produzione dei modelli Alfa Romeo Stelvio e Giulia in versione full electric e con motorizzazione ibrida.
Tale, difficile situazione, si ripercuote ovviamente sulle fabbriche dell’indotto, dove gli ammortizzatori sono agli sgoccioli, e sulle aziende in appalto: a tal proposito c’è tempo fino alla fine del mese di gennaio per trovare una soluzione per quel che riguarda gli operai della De Vizia. Nell’ultimo incontro al Mimit della scorsa settimana è stata congelata la procedura di licenziamento, ma senza un ulteriore e concreto intervento, dal 1° febbraio i 32 lavoratori della società di pulizie rischiano di veder cessare definitivamente il loro contratto.
E intanto nella giornata di domani, mercoledì 15 gennaio, anche a Cassino e in Ciociaria è previsto il lo sciopero generale di 8 ore del settore metalmeccanico: le tute blu incroceranno le braccia dopo la rottura delle trattative da parte di Federmeccanica e Assistal sul rinnovo del contratto scaduto da 7 mesi.
Il presidio con manifestazione per chiedere agli industriali maggiore sensibilità sulle richieste avanzate da Fim, Fiom e Uilm che riguardano aumenti salariali, welfare e sicurezza è previsto in diverse regioni e saranno presenti anche i leader provinciali delle sigle di settore di Cgil, Cisl e Uil.
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