Economia - A lanciare l'allarme è il segretario nazionale della Fim-Cisl Ferdinando Uliano. Un duro monito arriva anche dalla segreteria provinciale della Uil. Gennaro D'Avino spiega che tra lo stabilimento di Piedimonte San Germano e le fabbriche della componentistica nel cassinate si rischia un'emorragia di 3.000 operai
La Fim Cisl lancia un allarme serio e preoccupante su Stellantis: senza un intervento immediato e adeguato sui fondi per gli ammortizzatori sociali, entro il 2025 si potrebbero perdere fino a 25mila posti di lavoro. Il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, ha dichiarato che se la situazione non cambierà, ci saranno gravi conseguenze per i lavoratori, con almeno 12mila posti a rischio solo negli stabilimenti di Stellantis e altrettanti nelle fabbriche dell’indotto.
Questo allarme è stato lanciato meno di 24 ore dopo l’ennesimo incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), dove il ministro Urso ha criticato Stellantis per non aver rispettato gli impegni sull’incremento della produzione in Italia.
Uliano ha sottolineato che il limite di utilizzo della cassa integrazione, fissato a tre anni, è ormai vicino e in molti casi le deroghe sono già state esaurite. La mancanza di risposte concrete da parte dei ministeri coinvolti, in particolare il Mimit e il ministero del Lavoro, aggrava la situazione. Secondo il segretario della Fim Cisl, è essenziale stanziare risorse aggiuntive per evitare un disastro occupazionale di vasta portata. Non si tratta solo di proteggere i lavoratori di Stellantis, ma di garantire un futuro per l’intero settore automobilistico italiano, che affronta sfide complesse e richiede un approccio sistematico.
Il protocollo per il settore automobilistico, continua Uliano, deve includere temi cruciali come gli ammortizzatori sociali, la formazione dei lavoratori, la loro ricollocazione, la riconversione industriale e la gestione dei costi. Un supporto alla filiera industriale è fondamentale per garantire la sostenibilità del settore nel lungo termine. Tuttavia, nonostante le sollecitazioni, dopo un anno di incontri e discussioni, non è ancora stato sottoscritto alcun protocollo concreto. La situazione è critica e necessita di interventi immediati per evitare il fallimento di uno dei settori chiave dell’economia italiana.
Sulle aziende dei servizi nei mesi scorsi aveva già lanciato un monito anche la Uilm di Frosinone. Ieri, commentando il vertice che si è svolto nelle scorse ore, il segretario provinciale Gennaro D’Avino ha evidenziato: “Torniamo a casa con più dubbi rispetto a prima”. Quindi il sindacalista elenca le criticità: “Se si continua ad insistere sull’elettrico è un grande errore. A Cassino il Grecale Maserati elettrico è stato fermato per mancanza di commesse, fino a poco tempo fa se ne producevano appena 10 vetture al giorno. Bisogna puntare sull’ibrido, ma per Cassino il primo modello ibrido è previsto nel 2027, impossibile attendere fino a quella data, ci sono circa 3.000 dipendenti dell’indotto che già nei prossimi mesi rischiano di non avere più gli ammortizzatori sociali, pertanto le aziende potrebbero ricorrere ai licenziamenti di massa: questi sono i problemi veri da affrontare e ai quali ancora non si trova soluzione".
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