Opinioni - Collocare il sindaco di Cassino, peraltro in posizione subordinata, alla “corte” di qualcuno, chiunque esso sia, significa volergli male. Mercoledì scorso, in quel di Patrica, invitato, ha partecipato a quell’iniziativa ed ha preso la parola, nome anche dei colleghi di altri Comuni. Il voler vedere in questa sia pur “attiva” partecipazione la metamorfosi del sindaco della città martire in un neo “fedelissimo” del leader provinciale del Pd, rimane una forzatura. Qualche “pretoriano” nostrano dovrà essere richiamato ad una più attenta azione di vigilanza e di protezione.
Che dopo la strabiliante vittoria in campo aperto, con riconferma a prima botta a sindaco alle comunali di un mese fa, ci possa essere più di qualcuno, anche il meno probabile, a voler “mettere il cappello” in testa ad Enzo Salera, è questione che non desta meraviglia perché rientra nella logica delle cose. E’ un vizietto antico. Lo sapevano bene anche i pretoriani, gli addetti alla protezione dell’imperatore al tempo dell’impero romano. Crediamo lo sappiano (e se non lo sanno è bene lo imparino presto se non vogliono essere da meno dei loro capaci antenati) anche i contemporanei “pretoriani” nostrani.
E’ cosa comprensibile, dunque. Come altrettanto comprensibile è il fatto che Salera, quando proprio ne dovesse ravvisare la necessità o finanche l’opportunità, il “cappello” sulla sua testa credo preferisca metterlo da solo. Per poterlo però fare in tutta libertà, credo sappia bene non debba mettersi al servizio di chicchessia, se non della gente che lo ha rieletto a “furor di popolo”. Stanno qui, nella sua gente, la sua forza e la sua popolarità. Siam certi che lo sappia bene.
Collocarlo quindi, peraltro in posizione subordinata, alla “corte” di qualcuno, chiunque esso sia, significa volergli male, farlo scivolare pian piano lungo una china dalla quale sarebbe difficile risalire. E con lui far scivolare il Pd, il partito di appartenenza, che nel Cassinate sta gradualmente riprendendo quota e credibilità grazie anzitutto al sindaco e alla maggioranza che lo sostiene.
Non solo. Significherebbe anche minare la compattezza di una squadra, che invece deve rimanere, come è stato sinora, il suo punto di forza. E’ un qualcosa che si deve ad una città; ad un territorio in difficoltà per tante risposte che dovrebbero arrivare da Roma e non arrivano; ad una provincia dove il Pd da troppi anni continua a perdere quota e si tarda a chiamare i responsabili ad una riflessione critica del proprio operato. Anzi dove si assiste ad una acritica riproposizione di se stessi.
Vedere dunque nell’intervento di Enzo Salera al convegno “AreaDem” di Patrica, organizzato da Francesco De Angelis, il posizionamento alla corrente di Franceschini da parte di uno di un certo peso elettorale giunto lì con il “cappello in mano” per aggiungersi alla “corte”, a noi pare cosa forzata, se non proprio sbagliata.
Per quel che si sa, il sindaco di Cassino, da quando non c’è più il compianto Bruno Astorre, ha come punto di riferimento politico il segretario regionale Daniele Leodori. Mercoledì scorso, in quel di Patrica, invitato, ha partecipato a quell’iniziativa ed ha preso la parola, com’è naturale che fosse, a nome anche dei colleghi di altri Comuni. Il voler vedere in questa sia pur “attiva” partecipazione la metamorfosi del sindaco della città martire in un neo “fedelissimo” del leader provinciale del Pd, rimane una forzatura.
Quanto a cosa fare per limitare gradualmente i danni delle correnti nel partito, rimane, questo, un discorso aperto e, soprattutto, un impegno della segretaria nazionale Elly Schlein.
E, infine, per non snobbarli: perché no? A livello locale anche di qualche “pretoriano” nostrano che dovrà essere richiamato ad una più attenta azione di vigilanza e di protezione.
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