Cassino, 80esimo della distruzione. Lo Spi-Cgil in prima linea

Attualità - Nel corso della cerimonia,  molto partecipata, è stata presentata la ricerca storica di Francesco di Giorgio dal titolo: 'La provincia di Frosinone nel vortice della guerra fredda ". Tutti i dettagli

Cassino, 80esimo della distruzione. Lo Spi-Cgil in prima linea
di Redazione - Pubblicato: 22-04-2024 16:03 - Tempo di lettura 4 minuti

Lo Spi Cgil di Frosinone e Latina, unitamente alla lega della città Martire, ha dato appuntamento a circa 200 studenti di alcuni istituti di Cassino e Pontecorvo per  celebrare l'80esimo della distruzione. Riannodare il filo della memoria per instaurare un legame ed una collaborazione con i nonni, al fine di non dimenticare le violenze perpetrate sul territorio tra il 1943 e 1944. In sintesi: fare tesoro dei racconti del passato per creare ponti di pace, considerata la situazione attuale nel mondo.

Nel corso della cerimonia,  molto partecipata, è stata presentata la ricerca storica di Francesco di Giorgio dal titolo: 'La provincia di Frosinone nel vortice della guerra fredda ". L'evento ha registrato i contributi di Giuseppe Massafra, segretario generale Cgil Frosinone e Latina,  Argentina Gabriele (segretaria Lega Spi Cassino), dell'assessore Danilo Grossi e di Giovanni Morsillo, presidente provinciale Anpi. Sono intervenuti inoltre: dom Luigi di Bussolo, Luigi Maccaro,  Natale di Cola, Maurizio Esposito, documentario Unicas.  Le conclusioni sono state tracciate da Alessandra Romano, segretaria generale Spi Cgil Roma e Lazio.  


Di seguito pubblichiamo l'intervento integrale di Beatrice Moretti,  segretaria generale Spi Cgil Frosinone e Latina:

80 anni fa la provincia di Frosinone e questo territorio in particolare sono stati teatro di una guerra che ha causato tanti morti, distruzione e grande sofferenza per la popolazione, soprattutto tra le persone più fragili. La Memoria di quei fatti è sempre viva non solo tra chi all’epoca era ancora piccolo, quindi è stato testimone diretto non solo di un periodo difficile della sua vita, ma purtroppo spesso anche di episodi drammatici, impossibili da dimenticare pur volendolo. Credo che anche molti dei ragazzi presenti oggi in questa sala potrebbero raccontarci di testimonianze che magari hanno ascoltato dai loro nonni o da persone anziane che conoscono riferite proprio agli anni anche immediatamente successivi alla II Guerra Mondiale.

Questo è stato l’invito che come SPI abbiamo sempre rivolto agli studenti con cui abbiamo lavorato qualche anno fa in diverse scuole di Cassino, di Minturno e di Castelforte e che Dom Luigi credo ricordi molto bene. E’ molto importante infatti valorizzare e raccogliere certe testimonianze finché è possibile. Io stessa penso spesso ai racconti dei miei genitori che sono di Monticelli, una frazione di Esperia. Mio padre è nato nel 1939 e mia madre nel 1943 e mi hanno raccontato tante storie ed episodi di quel periodo a cui il libro di Francesco Di Giorgio si riferisce. Mi hanno raccontato di quando erano stati costretti a lasciare le loro case - alcune famiglie vennero portate in Sicilia, altre nei paesi del Nord della Provincia - e io ho ascoltato tanti racconti anche relativi a quando, finalmente tornati, trovarono solo macerie, le case meno malandate erano state a volte anche occupate. I terreni, i campi desertificati e addirittura pericolosi perché c’erano ordigni inesplosi.

Però i bambini pur di guadagnare qualcosa - lo ha fatto anche mio padre - nonostante il pericolo, andavano a raccogliere quel materiale per recuperare il ferro da poter vendere e ci sono stati incidenti gravissimi a causa di questa pratica dovuta alla fame. E’ ovvio che anche quando poi una guerra finalmente finisce, la sofferenza però dura ancora a lungo, perché rimane la povertà, la fame, c’è la necessità e l’urgenza di ricostruire, laddove è possibile, e il percorso comunque è sempre difficile, soprattutto quando non si ha più niente per andare avanti.

E in questo scenario - drammaticamente attuale, se volgiamo lo sguardo a quanto sta accadendo oggi in tutte le parti del mondo dove si combattono guerre, che sono sempre più vicine a noi, in Ucraìna e ora anche nella Striscia di Gaza e oltre – la priorità però è sempre quella di mettere in sicurezza i soggetti più fragili, ricostruire la vita delle persone, non solo dal punto di vista materiale ovviamente. Ma si può progettare e riuscire a  farlo solo mettendo da parte le differenze e pensando esclusivamente all’obiettivo comune che ci si deve porre: la PACE. La consapevolezza di quanto la storia recente di questo territorio possa essere di  monito per tutti per non ripetere gli errori del passato è la motivazione che sta alla base di questa iniziativa.

Ma è importante ricordare però che la provincia di Frosinone rappresenta anche un laboratorio di sperimentazioni belle e positive. Mi riferisco prima di tutto alla grande opera per l’infanzia che è stata messa in atto in queste zone grazie all’impegno di personaggi straordinari come Maria Maddalena Rossi, una delle madri Costituenti a cui abbiamo dedicato un’importante iniziativa insieme al Comune di Cassino. Maria Maddalena Rossi è venuta a Cassino nel 1945 per coordinare gli aiuti ai bambini cassinati e per strappare circa 4.000 bimbi dalla fame e dalle malattie, trasferendoli temporaneamente presso famiglie del Nord che si erano messe generosamente a disposizione.

Si è trattato di un grandissimo progetto che è stato realizzato qui e che rappresenta un importante esempio di solidarietà tra il Nord e il Sud del Paese, realizzato grazie in particolare all’impegno delle donne e delle famiglie del Nord, molto spesso umili ma generose.

Ma sicuramente fondamentale in questo territorio è stato il ruolo svolto da un grande Sindacato come la CGIL per l’avvio della ricostruzione e per la lotta contro la miseria. Il libro di Di Giorgio documenta l’appello che fu lanciato da Augusto Potini – Segretario della CdLT di Frosinone – che fu ampiamente raccolto e che richiamò anche l’intervento sul posto di Giuseppe Di Vittorio – Segretario Generale della CGIL. Di Vittorio arrivò a Cassino per portare la solidarietà di tutto il Paese ai lavoratori in lotta, presentando il Piano del Lavoro della CGIL per superare la crisi post bellica e rilanciare l’economia. Diverso ma altrettanto fondamentale è stato il ruolo della Chiesa – pensiamo a sacerdoti come Giuseppe Morosini e a tante autorità ecclesiastiche che hanno lavorato in condizioni di grandi difficoltà per accogliere gli sfollati, ma comunque un grandissimo impegno va riconosciuto a tutte le forze democratiche dell’Italia repubblicana.

Oggi prenderemo spunto nella nostra discussione da un lavoro di ricerca storica realizzato da Francesco Di Giorgio, che approfondisce accadimenti e ruoli che hanno avuto personalità di spicco sul piano istituzionale, per portare aiuto alle popolazioni nell’immediato dopoguerra in queste zone. Ma al di là delle singole vicende trattate, io credo che questa ricerca possa rappresentare un importante documento per tutti coloro, che come noi, credono nella forza della coesistenza pacifica, nella solidarietà, nel valore del lavoro quale strumento di promozione umana, nella pace e nella difesa della democrazia e della libertà.

Oggi la finalità di questa giornata pertanto non intende essere solo quella di parlare di un libro - che certamente merita di essere letto - ma prima di tutto lo SPI ha voluto creare un’occasione di confronto per attualizzare quelle esperienze.  Abbiamo portato alcune copie del libro di Francesco Di Giorgio nelle scuole alle quali intendiamo proporre un percorso anche pluriennale di approfondimento dei temi che vengono trattati, perché siamo convinti che la Pace si possa costruire solo partendo dai giovani, dai ragazzi.

Il Sindacato dei Pensionati della CGIL, che da sempre è particolarmente impegnato con le giovani generazioni per coltivare la Memoria e insieme, giovani e meno giovani (non anziani) costruire la Pace. Qui a Cassino in particolare, lo ricordavo prima, lavoriamo da anni insieme alle scuole, al Comune di Cassino, all’Abbazia di Montecassino - grazie all’impegno e alla disponibilità di Dom Luigi in particolare - alle Associazioni come l’ANPI ed Exodus per rinsaldare il rapporto con i giovani e insieme a loro tenere viva la Memoria rinsaldando un impegno reciproco: non smettere mai di lavorare insieme, tutte le generazioni, per superare in ogni occasione le divisioni, le differenze e contribuire a costruire la Pace.

Possiamo dare un grande esempio a chi su temi fondamentali come la Pace, il Lavoro, la Democrazia non se la sente di impegnarsi in prima persona o non è capace di dialogare e di lavorare insieme. Bisogna invece saper fare tesoro della grande lezione che ci viene dal passato, anche dalle lotte del secolo scorso, ricordando in primis l’esperienza degli “scioperi a rovescio”, che sono state forme di lotta molto dura, che hanno visto impegnate soprattutto donne di tantissimi Comuni della nostra provincia. Donne semplici ma di grande volontà e carattere, come Maria Miele, che intervenne nel Convegno dei comitati per la rinascita di Cassino - a cui partecipava Di Vittorio - per spiegare che con gli scioperi a rovescio lei insieme a tanti altri abitanti delle zone limitrofe si erano messi a costruire le strade, perché erano stanchi di essere ingannati dal governo, che in realtà non si ricordava che qui non si poteva più vivere.

Questa donna chiuse il suo intervento lanciando un messaggio più che mai attuale, dicendo: “alla fine abbiamo vinto. Questa lotta ci ha insegnato una cosa: che non bisogna più attendere che le promesse vengano mantenute. Quando abbiamo compreso questo, ci è tornata la fiducia nell’avvenire”. Noi allora dobbiamo dimostrare con altrettanto coraggio ed energia che abbiamo la volontà di lavorare insieme, instancabilmente come fecero quelle donne e quegli uomini per cambiare le cose, per essere costruttori di pace, per porre riparo contro quei venti di guerra che soffiano sempre più forti e minacciosi, per rinnovare il nostro impegno a far vivere i valori della nostra Costituzione che all’art. 11 sancisce che l’Italia ripudia la guerra.

 Quindi riunirci ed ascoltarci credo che rappresenti la risposta migliore a chi la pace invece non la vuole e fa la guerra per procura. Bisogna avere Memoria perché ci sia un futuro e dobbiamo insieme far sentire la nostra voce, dobbiamo pronunciare parole di pace che possano contribuire a svegliare le coscienze, per isolare tutti coloro che alimentano la violenza per interessi che non sono i nostri e non sono quelli delle popolazioni che in questo momento stanno soffrendo. La violenza è sempre il risultato della debolezza delle idee e dell’incapacità di dialogare e sicuramente è debole e vigliacco chi picchia gli studenti che in modo pacifico manifestano per chiedere la Pace.

Per aprirsi al dialogo bisogna però saper usare le parole giuste, perché esiste anche la guerra delle parole che seminano terrore e fomentano l’odio. Allora c’è una cosa che possiamo fare tutti e da subito: prendere le distanze da chi specula sulle paure e individua sempre nuovi nemici. E guardate che la guerra delle parole viene alimentata purtroppo sempre più spesso da una comunicazione distorta fornita dai media - e nel web in particolare - che noi tutti dobbiamo imparare a disertare, contrapponendo invece la grammatica della pace, per isolare chi vuole distruggere la nostra capacità di pensare e di reagire alle ingiustizie. Papa Francesco ha detto che per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra, allora dimostriamo che a noi il coraggio non manca perché stiamo insieme e perché sappiamo di essere dalla parte giusta.

 





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