Il vero civismo è quello dei volontari di "Quis contra nos" che puliscono Cassino

Il vero civismo è quello dei volontari di "Quis contra nos" che puliscono Cassino
di autore Mario Costa - Pubblicato: 25-09-2023 00:00

OPINIONI - Parola usurpata dal vocabolario e molto richiamata, pur se un po’ anche a sproposito in quest’ultimo periodo, da certa politica. In particolare da taluni di vecchio corso ma di nuovo riciclo, in furbesca ricerca di voti per le prossime amministrative; nonché in affannosa ricerca di credibilità soprattutto. Incuranti di farne, essi, di questa parola, un uso inappropriato e fuorviante.

di Mario Costa

Sabato scorso hanno ripulito via Agnone e dintorni da ogni sorta di rifiuti abbandonati ovunque dagli incivili. Rozzi individui di cui la nostra pur civile città di Cassino, ove fosse possibile, cancellerebbe volentieri dagli elenchi della sua Anagrafe. Invece, suo malgrado, è costretta a tenerceli. E, purtroppo, a tenerseli. I magnifici volontari di “Quis contra nos”, così come in precedenti occasioni in altri posti, hanno naturalmente trovato di tutto e di più da quelle parti di via Agnone. Non c’è voluto molto in mezzo pomeriggio per riempire sacchi con immondizie della più varia tipologia. Una zozzeria, non c’è che dire!

Comunque, imperterriti, altri, i “magnifici”, da alcuni anni continuano nell’ammirevole impegno di ripulitura degli spazi pubblici inzozzati da quelli di cui sopra. Senza perdersi di coraggio. Non tanto per la carenza di proseliti, quanto soprattutto per il persistere di un malcostume dilagante che non mostra negli autori dei “misfatti” segni di logoramento. Purtroppo.

Vien da chiedersi cosa li spinga a continuare. Certamente l’amore per la propria città. Che però non basterebbe se non fosse accompagnato, crediamo, da un alto “civismo”. Eccoci al punto: “civismo”. Parola usurpata dal vocabolario e molto richiamata, pur se un po’ anche a sproposito in quest’ultimo periodo, da certa politica. In particolare da taluni di vecchio corso ma di nuovo riciclo, in furbesca ricerca di voti per le prossime amministrative; nonché in affannosa ricerca di credibilità soprattutto. Incuranti di farne, essi, di questa parola, un uso inappropriato e fuorviante.

L’etimologia ci dice che la parola viene dal latino civis, cittadino. Sta ad indicare, così come ci chiarisce bene il vocabolario l’“ alto senso dei propri doveri di cittadino che spinge a trascurare e a sacrificare il proprio benessere per l’utilità comune”. Il che significa che oltre ad osservare le regole, occorre riconoscere il diritto degli altri, tutelare ed aver cura degli spazi e dei beni comuni, di pubblica proprietà, al pari degli spazi e dei beni privati. Non è a caso, dunque, se la parola civiltà sia di derivazione di civis e di civismo.

Difficile capire, dunque, cosa centri “civismo” nell’accezione più alta del termine con la tanto deprecata cultura del transumantismo (il disinvolto passare dal partito di un versante in quello del versante opposto), del qualunquismo, dell’opportunismo individualistico. Ma questo è un discorso da fare comunque alla prossima occasione utile.

Qui ora vogliamo restare a quel “civismo” che ammiriamo in altri popoli e che spesso invidiamo ai nostri connazionali del settentrione, a quei “polentoni” che ci guardano dall’alto in basso, anche perché, forti di un certo civismo per alcune cose, non hanno i territori delle loro città devastati, così come da noi, da discariche di rifiuti lungo le strade, nelle campagne, nei parchi verdi. Quando non anche depositati sui marciapiedi finanche nel centro cittadino. Immagini vergognose per chi arriva, certamente. Ma vergognose soprattutto per chi vive e lavora in questa nostra città. Ce li mettiamo noi, e siamo responsabili noi, anzitutto.

Si punta il dito contro chi amministra, chi non controlla, chi non sanziona, prima ancora che contro i “zozzoni”. E si dimentica che c’è un punto oltre il quale l’istituzione, l’amministrazione, l’organizzazione comunale, lo Stato non riescono e non possono andare.

C’è un punto oltre il quale la repressione, le telecamere, le foto-trappole non riescono più ad essere un deterrente. Oltre quel punto, c’è soltanto la nostra coscienza dei doveri e del rispetto dei diritti degli altri. Oltre quel punto la battaglia si vince soltanto se si abbatte il deficit di “civismo”, soltanto se ognuno di noi si comporta da cittadino educato al rispetto dei beni comuni e degli spazi pubblici. Lode quindi ai “magnifici” di “Quis contra nos” che con il loro esempio ed il loro fare, continuano a gettare un seme non destinato, speriamo, a cadere sulla pietra.

*Già vice sindaco di Cassino





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