Penelope ed Elena: quanto ci rappresentano queste donne?

Penelope ed Elena: quanto ci rappresentano queste donne?
di autore Redazione - Pubblicato: 24-04-2022 00:00

RUBRICHE - Noi donne non possiamo essere classificate in buone e cattive, in sante e peccatrici, in fedeli ed infedeli. Ecco l'approfondimento domenicale di Vanessa Carnevale

di Vanessa Carnevale

Alle scuole medie ci siamo imbattuti, per la prima volta, nel “magico mondo” dell’epica e le figure di Omero e di Virgilio ci hanno accompagnato in questo percorso fatto di divinità multiformi ed imperfette ed eroi intrepidi pronti a rischiare qualsiasi cosa (soprattutto la vita) per l’amata madre patria.

Ebbene non può esserci sfuggita questa molteplicità di eroi, primi tra i quali Achille ed Ettore, e questa marcata assenza di eroine. I nomi femminili che, più degli altri, ci sono rimasti inculcati in testa, e che spesso sentiamo ripetere, sono indubbiamente quelli di Penelope e di Elena. La prima, per chi non ricordasse, è la fedele moglie del buon Ulisse e la seconda è la malefica e spigolosa moglie di Menelao, artefice della guerra e la distruzione della città di Troia. Fedeltà ed infedeltà, due mondi opposti. Ma è proprio questo lo scopo della storia, ridurre la figura femminile  al male, alle disgrazie, ai vizi.

Troppo semplice parlare di Elena come la distruttrice di una città, dimenticando che lei e Paride sono solo i mezzi, scelti dagli Dei, per realizzare questa distruzione e che dunque nel concreto si tratta di un “maleficio” e non di una loro volontà. Anche perché, per chi non lo sapesse, in assenza di Elena il buon vecchio Menelao divenne nuovamente padre… immaginate il profondo dolore! Il caro Ulisse, invece, è stato molto coccolato da Calipso, di lui si era invaghito la dolce Nausicaa ed anche la maga Circe provava affetto nei suoi confronti… insomma 10 anni in compagnia di donne diverse, poverino!

Potrei stare qui a dilungarmi ancora ed approfondire l’argomento ma credo che non ce ne sia bisogno, perché il messaggio è arrivato forte e chiaro: noi donne non possiamo essere classificate in buone e cattive, in sante e peccatrici, in fedeli ed infedeli. Né noi né alcun essere umano dovrebbe essere schedato in questo modo. Siamo esseri liberi e mai, MAI PIÙ,ci faremo catalogare da uomini meschini e da donne succubi del germe del patriarcato.





Articoli Correlati