"La guerra in Ucraina è partita da molto lontano, tutti hanno fatto finta di non vedere"

"La guerra in Ucraina è partita da molto lontano,  tutti hanno fatto finta di non vedere"

LA LETTERA - Il monito del vescovo Antonazzo nel suo messaggio per la Pasqua: "Le premesse e le avvisaglie del conflitto c’erano tutte, da diversi anni. Per evitare la guerra bisogna imparare a costruire in tempo utile legami di pace. Dopo, è sempre troppo tardi"

di Francesca Messina

È iniziata oggi la settimana santa che ci condurrà domenica prossima a celebrare la Pasqua. Ed ecco giungere gli auguri del Vescovo della Diocesi di Sora, Cassino, Aquino e Pontecorvo, Monsignor Gerardo Antonazzo

Cristo è nostra Pasqua e nostra Pace. E’ solo Lui la speranza per una pace possibile in un mondo dal volto disumano. Viviamo anche in Europa giorni insanguinati da efferate azioni fratricide, anzi “gemellicide”. Sono giorni segnati tragicamente da eventi terribili di una guerra atroce e sacrilega. Le guerre non nascono dal nulla. La guerra in Ucraina è partita da molto lontano. Le premesse e le avvisaglie c’erano tutte, da diversi anni. Accecati da interessi di parte che nessuno voleva destabilizzare, tutti hanno fatto finta di non vedere i problemi e le tensioni che da molto tempo restavano irrisolte, senza che qualcuno se ne facesse carico. La vera diplomazia deve servire soprattutto per evitare la minaccia di una guerra, perché è difficile disarmare l’esplosione di un conflitto quando è ormai divampato.

Non esiste un diritto alla guerra, abbiamo solo il dovere della pace. Ma per evitare la guerra bisogna imparare a costruire in tempo utile legami di pace, adoperandosi come veri pacificatori per una non-violenza attiva prima di ogni conflitto.

Dopo, è sempre troppo tardi. Non illudiamoci: in ogni guerra non ci sono mai vincitori, perchè si muore da ogni parte, si piange da ogni parte, si diventa violenti da ogni parte. Si perde la testa. Nella guerra non ci sono buoni e cattivi! La guerra rende solo cattivi. Con la guerra si perde comunque, c’è solo sconfitta: sconfitta di civiltà, di umanità, di dignità. E quando pensiamo di aver vinto la guerra perché riteniamo di aver sconfitto un nemico, abbiamo soltanto creato una spirale di risentimenti e rancori, da cui prima o poi emergerà lo spettro di nuovi dittatori con la loro pretesa di rivincita e ingordigia di potere.

Abbiamo bisogno di capire il senso della Pasqua per godere della vera pace. Non dimentichiamo che la nostra vita è sempre macchiata di errori e di colpe, e che solo dal perdono della croce di Cristo, dalla sua sofferenza, dal suo sacrificio, dal suo amore scaturisce la riconciliazione e la pace in noi e tra di noi. Senza perdono è impossibile sopravvivere all’odio. Per fare Pasqua impariamo a fare pace,

impegniamoci a donare il perdono per guarire da ogni rancore che rovina l’anima e rattrista il cuore. La Pasqua ci ricorda che siamo diventati tutti sorelle e fratelli. “L’unico mondo di vincere la guerra è non farla!” (Papa Francesco).

Il modo più umano di fare Pasqua è fare pace nella vita di ogni giorno, con le persone di ogni giorno, con i gesti di ogni giorno, con le parole di ogni giorno. Prevalga la pace prima nel cuore e poi nelle parole. Per evitare lo scambio di morti e lo scambio di prigionieri, scambiamoci un segno di pace. E’ mio vivo desiderio scambiare la pace con tutti. Intendo anche dire grazie per la diffusa accoglienza che le nostre comunità stanno offrendo ai profughi ucraini, e a quanti scappano dall’infuriare di ogni guerra, dalla miseria e dalla fame.

Confidando nell’impegno sincero per la pace, auguro a tutti di vero cuore Buona Pasqua.





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