Terza dose: come e perchè

Terza dose: come e perchè
di autore Redazione - Pubblicato: 13-10-2021 00:00

RUBRICHE - Angelo Franchitto, nel suo consueto approfondimento settimanale, fa una puntuale analisi degli effetti dei vaccini e di un loro possibile richiamo

<strong>Angelo Franchitto<br></strong>
Angelo Franchitto

Conoscere è il vero vaccino

di Angelo Franchitto

In questo periodo di inizio autunno, l’Italia viaggia spedita verso il completamento delle prime dosi per l’80% della popolazione over 12. Allo stesso tempo, anche i ricoveri ordinari e le terapie intensive sono in calo.

Secondo quanto riportato dall’Istituto Superiore di Sanità, le osservazioni che vengono fatte quotidianamente nei test, ad oggi, dimostrano che la protezione data dal vaccino dura alcuni mesi. In realtà abbiamo bisogno di tempi più lunghi per capire se le vaccinazioni fatte (le prime due dosi ricevute) sono effettivamente sufficienti per più anni o servirà fare un richiamo.

Mentre l’altra grande questione è se il vaccino protegge solo dalla malattia o impedisce anche di poter infettare le altre persone. Anche se al momento questa cosa non è ancora chiara, sono in corso studi in merito. Per questa ragione, almeno per il momento, anche chi è vaccinato dovrebbe mantenere alcune misure di protezione.

Purtroppo, il rischio zero di potersi infettare e trasmettere l’infezione non esiste nemmeno tra i vaccinati. Sicuramente, solo una minoranza di questi si può ammalare. Questo è vero anche con la variante Delta che circola con una carica virale molto più elevata. Inoltre, il vaccino garantisce nella maggior parte delle persone una protezione che, come detto, non sappiamo ancora quanto duri, e quali fattori possano determinare questa durata. Per questo è sempre bene, per tutti, osservare le norme anti-Covid.

Detto ciò, dobbiamo mantenere sempre distanziamento e mascherina. Si tratta di un comportamento veramente semplice che abbiamo imparato a tenere. Spesso i bambini sono più bravi degli adulti a rispettare queste regole semplicissime. Per capire meglio i rischi che corriamo oggi, in un momento in cui stiamo andando bene, ecco qualche esempio.

All’inizio del 2021, sulla rubrica della Fnomceo vengono pubblicati i primi risultati che arrivano da Regno Unito, Israele e Stati Uniti. Tutti dati particolarmente rassicuranti. Grazie a tamponi periodici in questi Paesi è stato possibile per medici e ricercatori verificare, in categorie molto esposte al rischio di contagio, quale fosse il rischio che rispettivamente vaccinati e non vaccinati si positivizzassero. Secondo questi studi, con dati ufficiali dei Paesi sopra indicati, la protezione dall’infezione attraverso la vaccinazione, si aggira intorno al 90%. Anche allora, quindi, altissima, ma mai si è parlato di una protezione totale. La rivista riporta come, con un’alta circolazione del virus, ogni evenienza rara in percentuale può raggiungere valori assoluti significativi. Il risultato finale è stato che i vaccini sono in grado di proteggere dalle nuove varianti.

Difatti, continua l’articolo sulla rubrica della Fnomceo, l’immunità conferita dal vaccino sembra reggere bene anche nei casi dov’è presente la variante Delta. Detto ciò, la sorveglianza condotta in Inghilterra su un ampio campione di popolazione lascia pensare che l’efficacia di un ciclo completo di vaccinazione è poco compromessa dalla circolazione della nuova variante.

Infatti, i dati che vengono presentati, dimostrano che il ciclo completo garantisce un’efficacia dell’88% con il vaccino di Pfizer e del 67% con quello di AstraZeneca. Mentre, nel caso della variante alfa le percentuali di efficacia erano rispettivamente del 93,7% e del 74,5%. Per entrambi i vaccini, invece, una sola dose serve a poco. In questo studio, un fattore importante è anche l’età. Per esempio, i pazienti più avanti con gli anni tendono ad avere meno anticorpi neutralizzanti e una risposta ancora più scarsa nei confronti della variante gamma, la ex brasiliana. Questo è uno dei motivi per cui è pensata la necessità di richiedere un ulteriore richiamo per gli ultraottantenni, al fine di fronteggiare le nuove ondate della pandemia.

Una questione molto importante, a fronte di quanto detto sull’efficacia non al 100% dei vaccini è: Quando sarà terminata la campagna vaccinale, bisognerà ricominciare da capo per la terza dose? Non esiste una risposta certa. Sicuramente quella della terza dose per tutti è un’ipotesi concreta. Nessun vaccino è per sempre. Il richiamo ciclico è un’eventualità. Infatti, l’immunità contro qualsiasi infezione svanisce nel tempo e alcune varianti rendono meno efficaci gli anticorpi che oggi sono capaci di riconoscere la proteina spike di Wuhan che nel frattempo sta mutando. Se sarà necessario tornare alle vaccinazioni e dopo quanto tempo, questo ancora non lo sappiamo.

Gli studi fatti e quelli che ancora oggi stiamo portando avanti, ci dicono che i vaccini sono efficaci almeno sei mesi perché è solo da sei mesi che i primi vaccini sono stati somministrati. Questo è per indicare i vaccini utilizzati nelle sperimentazioni. Infine, abbiamo un ultimo studio inglese, nel quale risulta che chi è guarito dalla malattia ha un’immunità che dura almeno sette mesi. Questo tempo è dato dal fatto che solo sette mesi fa sono stati arruolati medici e infermieri che fanno parte della ricerca, apparsa su The Lancet.

Intanto, c’è il via libera dell’Agenzia europea del farmaco Ema alla terza dose di vaccino anti-Covid. Si tratta di una dose extra dei vaccini BioNTech/Pfizer e Moderna, che può essere somministrata a persone con sistema immunitario gravemente indebolito, almeno 28 giorni dopo la seconda dose. In questo caso, i medici parlano di una dose addizionale, da intendersi come completamento del ciclo vaccinale primario. Per quanto riguarda la dose booster, cioè un richiamo per le persone con un sistema immunitario normale, questa può essere considerata dopo almeno 6 mesi dalla seconda dose, per persone dai 18 anni in su.





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