OPINIONI - Nel 2018, a seguito della pressione mediatica nazionale, l'ex sindaco di Cassino dovette chiedere ai promotori di rinunciare al progetto nella grotta Foltin, che di fatto era un omaggio agli oppressori. In quell'occasione, però, una "certa destra" taceva. Mentre oggi parla a vanvera
"Un paese che litiga non cresce". Le parole, di Papa Francesco, le prese in prestito l’allora sindaco di Cassino, Carlo Maria D’Alessandro, il 18 marzo del 2018. In quel giorno chiese agli organizzatori di sospendere un’iniziativa che stava creando molto dibattito, aveva portato in città i massimi rappresentanti dell’Anpi e aveva avuto un’attenzione mediatica di rilevanza nazionale: dal Corriere della Sera a la Repubblica passando per Il Fatto Quotidiano e Il Giornale. A Cassino, la città martire per la pace e Medaglia d'oro al valor militare, completamente distrutta dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale, ci si stava preparando ad inaugurare un monumento ai paracadutisti e soldati tedeschi caduti. L'inaugurazione era prevista, appunto, per domenica 18 marzo. Si trattava di una stele commemorativa realizzata nella grotta Foltin, alle pendici di Montecassino, dove durante il conflitto era stato installato il comando tedesco del capitano Ferdinand Foltin. Promotori dell’idea erano state alcune associazioni di albergatori.
Il quotidiano ‘la Repubblica’ in quei giorni scriveva: “L'omaggio sarà di fatto per gli oppressori e non per chi ha sacrificato la propria vita per la liberazione del Paese. Nella stele vi è la scritta "In Memoria e Monito di tutti i Soldati caduti nel 1944 durante la sanguinosa Battaglia di Cassino e delle Vittime Civili di quella terribile guerra". Il tributo vero è però tutto alla 1^ Divisione paracadutisti tedesca e non a caso a intervenire, oltre al sindaco, all'assessore alla cultura Nora Noury e all'associazione albergatori Parco di Montecassino e Linea Gustav, promotrice dell'iniziativa, sarà non un qualche rappresentante dell'Associazione partigiani, ma il generale Hans-Werner Fritz, presidente della Confederazione tedesca paracadutisti. Il monumento verrà quindi benedetto dallo stesso abate di Montecassino Donato Ogliari e poi tutti a casa, con buona pace di quanti per sconfiggere gli invasori tedeschi proprio nella città martire hanno perso la vita”.
Insomma, a leggere la vicenda oggi, 15 maggio 2021, alla luce di quanto accaduto nelle ultime ore, il parallelismo viene facile. E giustamente in molti, vedendo la Rocca Janula di Cassino illuminata di blu, si sono domandati: Ma come? Rendiamo omaggio agli autori delle marocchinate? Questo è uno schiaffo alle vittime”. Anche in questo caso a proporre l’omaggio è stata un’associazione, non direttamente il Comune. Che però non ha potuto fare a meno di far scomparire il post dalla pagina istituzionale “Cassino Comunica” e a specificare: “È stato fatto un grande errore dall'associazione Terraferma nel momento in cui nella giornata di ieri la Rocca Janula era illuminata con i colori della Francia hanno parlato apertamente e con leggerezza di Goumiers. È chiaro che quanto successo 77 anni fa e le terribili violenze che sono state esercitate su donne uomini e bambini dai Goumiers sul nostro territorio sia stato qualcosa di terribile e che restano ancora oggi una ferita ancora aperta; averne parlato in questo modo, con questa leggerezza penso che sia stato un errore da cui mi dissocio con fermezza”.
Le scuse sono giunte anche dall’associazione. Tuttavia la polemica non si placa. Nel gioco della contrapposizione delle parti, è più che legittimo. Enzo Salera nel 2018, in veste, all’epoca, di consigliere di opposizione, fu il primo a sollevare il caso della stele ai parà e a presenziare quando l’Anpi venne a depositare un omaggio floreale. Non ha quindi da stupirsi, ora che si ritrova dal lato opposto dinanzi a un episodio analogo. A quella “certa destra” che invece nel 2018 non aveva nulla da dire e da postare sui social, forse perchè aveva finito i giga, ma che oggi sente invece l’esigenza di sapere la nostra opinione al riguardo dei fatti della Rocca Janula illuminata di blu, rispondiamo con le sagge parole che Carlo Maria D’Alessandro pronunciò il 18 marzo del 2018: “Qualsiasi iniziativa che possa turbare la memoria e la sensibilità della nostra città deve essere sospesa. Cassino è città della pace. Il ricordo per chi ha perso la vita in questa terra per la nostra libertà e quella dei nostri figli, deve unire e non provocare divisione. Ma siamo anche città della riconciliazione e questo ruolo ce lo conferisce la storia con quello che ho definito il nostro personale olocausto. "Un paese che litiga non cresce". Queste sono le parole pronunciate stamattina da papa Francesco che possano essere una guida per il futuro della nostra Cassino".
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