"Nel centro islamico di via Virgilio si prega rispettando rigidamente le norme"

"Nel centro islamico di via Virgilio si prega rispettando rigidamente le norme"
di autore Redazione - Pubblicato: 07-12-2020 00:00

CASSINO - Dopo le polemiche dei giorni scorsi, interviene, dalle nostre colonne, il presidente e legale rappresentante dell'associazione di volontariato Centro Islamico Culturale "La Luce", Massimiliano Evangelista. Il monito: "La libertà di espressione finisce dove inizia il rispetto per gli altri"

Gli spazi per la preghiera evidenziati per garantire il distanziamento

Dopo le polemiche dei giorni scorsi sui presunti assembramenti in via Virgilio, al centro islamico "la Luce" e dopo che sulla vicenda, questa mattina, hanno acceso i riflettori dalle nostre colonne anche gli attivisti di "Gioventù Nazionale", parla ora Massimiliano Evangelista, presidente e legale rappresentante dell'associazione di volontariato Centro Islamico Culturale "La Luce" che ha sede in via Virgilio e che non è una moschea, è un centro islamico autorizzato dal ministero dell'interno.

Riceviamo e, di seguito, volentieri pubblichiamo

"Nel centro islamico di via Virgilio si prega rispettando rigidamente le norme previste dal protocollo sottoscritto fra lo stato italiano e le comunità islamiche in Italia a maggio scorso. Non mi schiero a difesa dei musulmani, mi schiero a difesa di tutti i credenti di Cassino e del Cassinate che hanno il sacrosanto diritto di pregare in un momento così difficile, almeno fino a quando il governo lo consentirà, fermo restando il rispetto delle regole.

In particolare per noi musulmani la preghiera è un obbligo, preghiamo cinque volte al giorno, non consentirci di pregare equivale a toglierci il respiro. L’Islam non è più straniero in Italia, è la seconda confessione religiosa in Italia e conta 2 milioni e mezzo di credenti, un milione dei quali italiani. Puntualmente subiamo attacchi mediatici, spesso veniamo tirati in ballo, durante le campagne elettorali e non, finti politici di turno o altri credono di racimolare qualche voto o notorietà promettendo per esempio di non farci pregare in piazza, o criticando gli spazi che ci vengono messi a disposizione.

Il diritto al culto è garantito dalla nostra costituzione, è sancito dalla dichiarazione universale dei diritti umani, dalla carta dei diritti fondamentali dell'unione europea, non è una questione politica. Costoro, che antepongono politiche discriminatorie alle politiche per gli italiani, stiano tranquilli, non riceveranno mai i voti dei musulmani italiani. Beceri discorsi che tendono a paragonare lavoratori e credenti non hanno senso, sono tipici di chi tende a difendere il piatto proprio a discapito di quello degli altri. I credenti sono anche lavoratori, tutti stiamo soffrendo, e il nostro centro islamico in particolare è frequentato da molti commercianti che sono in difficoltà a causa del COVID.

Noi del Centro Islamico di via Virgilio, abbiamo anteposto il rispetto delle norme a tutto il resto per tutelare la salute di tutti. Quando è iniziato il COVID siamo stati fra i primi a chiudere le attività, poi a seguito del protocollo sottoscritto dal governo italiano e le comunità islamiche in Italia abbiamo iniziato a pregare nella villa comunale proprio per non arrecare disturbo in via Virgilio.

Purtroppo l’inverno non ci consentiva di pregare all’aperto e siamo dovuti tornare a pregare nel nostro centro in via Virgilio, rispettando rigidamente le norme previste dal protocollo per tutelare la salute dei fedeli e dei cittadini. Il protocollo prevede anche la misurazione della temperatura all’ingresso, ecco perché fra i diversi turni di preghiera si forma la fila; per ovviare a questa problematica abbiamo deciso di incrementare il numero dei volontari che raccomanderanno alle persone in fila di mantenere la distanza di sicurezza.

Ci scusiamo con gli abitanti di via Virgilio per i disagi causati, a loro teniamo molto, siamo sempre stati molto attenti alle loro segnalazioni. A questa amministrazione vanno i miei complimenti per essersi concentrata, per quanto possibile, sulla politica del fare più che su improbabili proclami; ne sono un esempio le prime strade asfaltate, la pulizia delle siepi, etc. La cosa che non capisco è come mai l’amministrazione comunale non denunci per danno di immagine coloro che infangano il nome della città di Cassino. Mi riferisco in modo particolare agli ultimi episodi che sono giunti all’attenzione della cronaca nazionale. In Vino veritas e ai musulmani è vietato l’alcool e l’uso di tutte le sostanze inebrianti. Cassino ha un’immagine che deve essere tutelata e curata. La libertà di espressione finisce dove inizia il rispetto per gli altri.





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