Cronaca - Il primo cittadino mobilita enti e forze dell'ordine per un uomo in stato di abbandono che vive seminudo, mentre l'associazione Penelope Lazio cerca i suoi familiari. L’obiettivo è quello di rintracciare almeno un parente, in Italia o in Marocco, che possa aiutare a fare luce sulla sua identità e sul suo passato
Vive da mesi per strada, seminudo e in stato di abbandono tra Cassino e Villa Santa Lucia. Il sindaco Capraro: “Aiutatelo, prima che accada una tragedia”
Da mesi ormai è diventato una presenza fissa e silenziosa lungo le strade tra Cassino e Villa Santa Lucia. Seminudo, sporco, in evidente stato di disagio psicofisico, dorme su un giaciglio di fortuna sotto il sole cocente, sopravvive come può, rifiutando ogni tipo di aiuto. È un uomo di origine marocchina, nato nel 1982, ma poco altro si sa di lui. Nessun documento, nessuna identità certa, solo l’immagine di una solitudine che pesa ogni giorno di più.
A lanciare l’ennesimo appello è il sindaco di Villa Santa Lucia, Orazio Capraro, che da tempo si sta battendo per riportare un minimo di dignità e sicurezza intorno a questa vicenda. “Abbiamo attivato ogni canale istituzionale possibile – spiega – scrivendo alla Prefettura, coinvolgendo le forze dell’ordine, i servizi sociali, i carabinieri di Piedimonte San Germano. Ma finora ogni tentativo è stato vano: l’uomo è inavvicinabile, spesso aggressivo, e rifiuta qualunque tipo di supporto”.
Proprio ieri si è rischiato l’ennesimo dramma: l’uomo si è improvvisamente riversato sulla carreggiata lungo la Casilina, creando una situazione di grave pericolo sia per sé che per gli automobilisti in transito. “Poteva finire malissimo – sottolinea Capraro – e purtroppo il rischio si ripresenta ogni giorno. Per questo invito tutti coloro che passano vicino al semaforo di Villa Santa Lucia a prestare la massima attenzione, soprattutto nelle ore notturne”.
Nel frattempo l’associazione Penelope Lazio, che si occupa di persone scomparse, si è presa carico delle ricerche familiari. L’obiettivo è quello di rintracciare almeno un parente, in Italia o in Marocco, che possa aiutare a fare luce sulla sua identità e sul suo passato. Ma anche in questo caso, il lavoro è complicato dall’assenza di informazioni certe.
In un territorio dove spesso si parla di sicurezza e di legalità, questa storia grida silenziosamente il bisogno di umanità. Di fronte a un essere umano in evidente difficoltà, lasciato sotto il sole e alla mercé di sé stesso, l’unica risposta possibile dovrebbe essere una presa in carico collettiva. Prima che l’indifferenza si trasformi in tragedia.
Articolo precedente
“Back To The Start 2025-1944": un viaggio alla scoperta di storie e memorie taciuteArticolo successivo
Cassino città insicura e l'Amministrazione comunale è corresponsabile