Economia - Il Sindaco di Piedimonte San Germano Gioacchino Ferdinandi svela trattative avanzate per la riconversione di capannoni inutilizzati, una chance per rilanciare l'occupazione nel territorio. Si guarda con interesse anche ai progetti di Power for Future e Fincantieri per la realizzazione di mezzi destinati alla difesa. Tutti i dettagli
Costruito negli anni ’70 su 220 ettari di terreno di terreno, lo stabilimento di Piedimonte San Germano oggi è troppo grande per le esigenze attuali del automotive: oltre la metà degli spazi è inutilizzata. Ora, questi capannoni vuoti potrebbero diventare il fulcro di una nuova stagione industriale.
"Ci sono multinazionali pronte a investire” annuncia per la prima volta in maniera ufficiale in un'intervista a LeggoCassino il sindaco di Piedimonte San Germano Gioacchino Ferdinandi, il quale ha rivelato un significativo interesse da parte di multinazionali operanti nei settori farmaceutico e della difesa per la riconversione di alcune aree attualmente in disuso all'interno del sito produttivo: “L'interesse maggiore - dice - arriva dal settore farmaceutico, quello che garantisce i migliori livelli occupazionali”.
Le dichiarazioni del primo cittadino giungono in un momento cruciale per il futuro industriale dell'area e aprono scenari potenzialmente molto positivi per l'economia e l'occupazione del territorio. Secondo quanto emerso, sarebbero ben cinque i siti industriali oggetto di valutazione da parte di queste grandi aziende, ma quello di Piedimonte San Germano sembrerebbe godere di un vantaggio strategico significativo grazie alle sue infrastrutture di prim'ordine.
“L'area industriale - come spiega sempre il primo cittadino di Piedimonte San Germano - vanta infatti un collegamento diretto con l'autostrada e la presenza di un raccordo ferroviario di Ferrovie dello Stato che transita internamente allo stabilimento, con ben otto binari a servizio e uno scambio intermodale. Questa peculiarità logistica renderebbe il sito particolarmente appetibile non solo per le attività produttive, ma anche per la logistica, sebbene quest'ultima, come sottolineato da più parti, potrebbe generare un impatto occupazionale inferiore.
Stando alle indiscrezioni, oltre il 50% delle aree attualmente non utilizzate all'interno dello stabilimento Stellantis sarebbero già state attenzionate da queste multinazionali. Accanto agli investimenti farmaceutici, si guarda con interesse anche ai progetti di Power for Future e Fincantieri per la realizzazione di mezzi destinati alla difesa. Ma Ferdinandi è chiaro: "La difesa crea numeri occupazionali più bassi, mentre il farmaceutico rappresenta la vera occasione per ridare forza al nostro territorio."
Il primo cittadino ha espresso un cauto ottimismo riguardo a queste trattative, sottolineando come la presenza di aree libere da anni all'interno dello stabilimento rappresenti un'opportunità concreta per diversificare le attività industriali del sito, attualmente focalizzate sull'automotive. I nomi delle aziende interessate restano, per ora, riservati. Ma il messaggio è chiaro: lo stabilimento è pronto a cambiare pelle.
A richiedere una riconversione dell’area industriale sono stati di recente anche i sindacati. Nel corso di un convegno nazionale sull’automotive che si è svolto a Piedimonte San Germano sono emerse due proposte concrete avanzate dalla FLMU-Cub, considerate potenziali punti di svolta per ripensare la politica industriale a partire dalla realtà produttiva dei territori: la prima proposta punta proprio alla riattivazione di un istituto nazionale di riconversione industriale, un ente pubblico autonomo e indipendente dalla politica, con la partecipazione attiva dei rappresentanti dei lavoratori. "Questo organismo - spiega il sindacato - avrebbe il compito di valutare tutte le possibili riconversioni degli stabilimenti Stellantis in Italia e delle aree industriali circostanti, escludendo il settore bellico. In alternativa, la FLMU-Cub suggerisce di coinvolgere il Consorzio Industriale Regionale, in sinergia con la Regione Lazio e le università, per avviare uno studio approfondito sulla riconversione dei siti in dismissione.
Nel frattempo, Stellantis prosegue la transizione verso i modelli ibridi, abbandonando l’obiettivo iniziale della piena elettrificazione. Una mossa che dovrebbe rilanciare la produzione a Cassino dal 2026, considerando che l’anno in corso si annuncia molto peggiore del precedente: il primo quadrimestre si chiude con appena 36 giorni di lavoro e circa 5.000 vetture prodotte il che fa temere che l’anno si possa chiudere intorno alle 15.000 unità. ovvero il 50% in meno rispetto alle 28.650 del 2024.
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