Ora o mai più! La morte di Charles impone una rivoluzione nella sanità di Cassino

Opinioni - Purtroppo nel mondo un po' “al contrario” in cui viviamo oggi, la politica riesce sempre a far prevalere la propria interessata narrazione del “tutto va bene e meglio di così non si può” rispetto al necessario pragmatismo di fare ciò che effettivamente necessita. L'analisi di Riccardo Pignatelli

Ora o mai più! La morte di Charles impone una rivoluzione nella sanità di Cassino
di autore LeggoCassino.it - Pubblicato: 18-04-2025 18:46 - Tempo di lettura 4 minuti

di Riccardo Pignatelli

La tragica vicenda  del giovane studente universitario Charles Baffour morto presso l’Ospedale di Cassino a seguito degli esiti di una caduta dal monopattino, che avrebbe generato a distanza di poche ore una emorragia interna mentre era in  osservazione ed in attesa di ulteriori accertamenti  presso il pronto soccorso del  Santa scolatica, ha destato grande commozione nella comunità locale, tra i cittadini  ed all’interno dello stesso Ateneo presso il quale il giovane ghanese frequentava la Magistrale di Economia.

Una giovane vita di soli 24 anni che viene spezzata e con essa distrutti i sogni e le aspettative di una persona che era venuto a cercare nel nostro Paese la possibilità di cambiare il proprio futuro,  provenendo  da quell’Africa  in cui la vita è molto difficile e la speranza di poter raggiungere alti gradi di formazione è altrettanto limitata, così da spingere i giovani tenaci ed ambiziosi a rivolgere lo sguardo verso l’Europa ed a cercare altrove la possibilità di emergere.

La scelta di Charles era stata l’Italia ed in particolare  l’Università di Cassino. Ma questa storia oggi è  finita nel peggiore dei modi, Charles non c’è più e il suo sogno si è fermato nella corsia di un ospedale, mentre attendeva in silenzio (prechè privo anche della vicinanza dei propri familiari) che qualcuno si prendesse cura di lui.

Non si vuole qui entrare nel merito o meno di eventuali responsabilità personali o della Struttura, le quali sono al vaglio degli Organi inquirenti  cui spetterà verificare nel concreto  cosa sia effettivamente accaduto, bensì aprire alcune riflessioni che  in qualche modo non possono  essere sottaciute. E, per essere più chiaro, intendo parlare  della gestione sanitaria sul territorio, da cui poi vengono a dipendere i livelli e la qualità dei servizi resi ai cittadini.

Partiamo dai pronto soccorso, è inconfutabile che i livelli di attesa sono elevati ed anche l’attribuzione dei codici (grave, meno grave, ecc..) in linea generale non avviene attraverso la preventiva visita di un medico, che meglio potrebbe rendersi conto dello stato di salute di un paziente a prescindere da quanto lo stesso dichiari in quel momento, bensì attraverso il triage.

Il personale medico, parte del quale cosiddetto “gettonista”, non sempre ha la specializzazione in medicina d’urgenza (cioè specifica per i pronto soccorso). Il sistema di interoperabilità tra pronto soccorso e reparti è lento e tradivo, si attendono ore prima che possa scendere nell’astanteria dell’accettazione un cardiologo, un otorino, un’ortopedico o un chirurgo, per un consulto  specialistico.

D’altro canto non va però sottaciuto  che tali difficoltà sono in parte legate alla carenza di personale sia medico che paramedico e che quello presente lavora effettivamente sotto stress ed in condizioni non sempre favorevoli.

Riporto il caso di mia madre che ad ogni ricovero dovevo portare anche i medicinali (anticoagulanti e farmaci tiroidei) che il pronto soccorso non aveva. Oppure il caso di mia figlia, tamponata (dopo ore) al naso da una gentile infermiera senza alcuna visita di un otorino, con postumi seri poi da curare in privato perché quel tampone andava fatto in modo diverso.

Per fortuna, casi non gravi. Per tornare all’argomento, il caso del povero Charles non può  circoscriversi solo nella ricerca di eventuali responsabilità di  medici o paramedici in servizio in quel momento (fermo restando che se si accerterà che vi sono state  penseranno gli Organi competenti a sanzionale), ma deve allargare il campo di indagine anche alle eventuali responsabilità gestionali della sanità  territoriale, sia pur di diverso tipo e livello, con verifiche appropriate finalizzate soprattutto a correggere inefficienze organizzative.

L’organizzazione dei pronto soccorso ospedalieri, ad esempio, in ambito provinciale viene a dipendere dalle politiche di gestione adottate dalle ASL di riferimento e trasferite alle direzioni sanitarie per l’attuazione, ma i protocolli ( numero degli addetti tra personale medico e paramedico/ criteri di attribuzione dei codici di emergenza/capienza dei posti letto, ecc.) sono dettati da disposizioni centralizzate, non sempre adeguate agli standard dovuti, ma spesso legate a necessità contingenti ed a criteri di contenimento della spesa .

Le ASL, infatti, sulla base degli obiettivi fissati dalla Regione danno attuazione alla gestione della sanità pubblica territoriale attraverso i cosiddetti Piani Aziendali, sui quali sono chiamati ad esprimersi anche i sindaci del territorio, attraverso la Consulta. L’ospedale Santa Scolastica che ha un bacino di utenti abbastanza grande dovrebbe essere attrezzato come Dea di primo livello, ma di fatti non lo è.

E ciò si traduce poi  in risorse limitate di  spesa, personale, attrezzature e servizi. Il risultato finale è quello che si presenta ai cittadini quando arrivano al pronto soccorso  e devono attendere ore prima di essere visitati, tempi lunghi per gli esami e carenza di posti letto nei reparti. Questa situazione a volte finisce per generare malumori ingiustificati che determinano alterchi o  peggio  vere e proprie aggressioni contro il personale sanitario.

Va detto anche che la gestione sanitaria da parte delle regioni non sempre  pone  grande attenzione al livello di percezione che hanno i cittadini dei servizi resi ( il cosiddetto customer satisfaction), tanto è vero che anche quando la gestione di essi  è carente ( liste di attesa lunghissime, reparti ridotti al minimo, prestazioni carenti, ecc..)  gli obiettivi dei Direttori Generali delle ASL sono sempre certificati e raggiunti e di conseguenza  liquidati i relativi premi di risultato. E’ evidente che se gli obiettivi fossero in gran parte legati alla quantità e qualità dei risultati circa i servizi resi agli utenti/ contribuenti e certificati attraverso indicatori specifici alcune scelte aziendali subirebbero dei radicali cambiamenti.

Purtroppo nel mondo un po' “al contrario” in cui viviamo oggi la politica (che è poi il soggetto che decide le scelte, ivi comprese quelle della gestione sanitaria) riesce sempre a far prevalere la propria interessata narrazione del “tutto va bene e meglio di così non si può” rispetto al necessario pragmatismo di fare ciò che effettivamente necessita. Del resto non occorre alcuna accountability  ne rendere conto dei risultati ottenuti, è sufficiente fare quanto basta per conservare il consenso.

Tornando al povero Charles, nessuna azione ( legale, amministrativa, risarcitoria, ecc.) potrà mai restituirlo alla vita  ed ai suoi familiari per  fargli continuare il suo viaggio inseguendo quel sogno di realizzazione che aveva immaginato venendo a studiare a Cassino. Ad oggi non sappiamo se poteva essere salvato oppure no!  Lo accerteranno gli Organi competenti, al compimento delle verifiche in corso.

Quanto successo però ci dovrebbe  indurre a riflettere almeno su un punto, e cioè che quando si parla di sanità,  che è da considerarsi un bene comune  primario, la politica (sia di di destra che di sinistra),  cui compete la responsabilità delle scelte riguardo alla qualità dei servizi che vanno garantiti ai cittadini, deve farsi carico delle aspettative degli utenti e deve sottoporsi alla verifica dei risultati (visto che nel Lazio si paga una addizionale regionale tra le più alte d’Italia) invece  che fare, come a volte avviene, i soliti interventi di circostanza senza che nulla cambi e, cosa ancor più triste, lasciando che tutto alla fine si dissolva nella memoria breve e nell’indifferenza generale  di buona parte dell’opinione pubblica.

La speranza, quindi, è che con il prossimo Atto aziendale si inverta la rotta sin qui seguita, dando corso ad un potenziamento  del pronto soccorso ospedaliero, cosa che tutti i cittadini attendono e si avvii un  processo di riqualificazione ed ampliamento dei servizi sanitari  erogati che punti a qualificare la Struttura  del S. Scolastica come Dea di 1° livello.





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