Nora Noury difende il 'pacchetto sicurezza' del Governo Meloni

Politica - La consigliera comunale di Cassino ha votato a favore della mozione presentata da Sarah Grieco del Pd, ma fa chiarezza: "Dissento dalle critiche mosse dalla collega riguardo l’introduzione del nuovo reato di rivolta all’interno di un istituto penitenziario"

Nora Noury difende il 'pacchetto sicurezza' del Governo Meloni
di Redazione - Pubblicato: 12-11-2024 16:17 - Tempo di lettura 2 minuti

"In occasione della mozione relativa agli interventi per rendere il trattamento carcerario conforme ai dettami costituzionali presentata, nell’ultima assise, dalla consigliera Sara Grieco, ho votato favorevolmente le richieste ma, al tempo stesso, non ho condiviso, unitamente ai miei colleghi di minoranza, le critiche e le considerazioni espresse e contenute nella premessa della mozione riguardo il cd “pacchetto sicurezza” che è ancora in discussione in Parlamento".

A parlare è Nora Noury, consigliera comunale di Fratelli D’Italia al Comune di Cassino, che argomenta: "In particolare, dissento dalle critiche mosse dalla collega riguardo l’introduzione del nuovo reato di “rivolta all’interno di un istituto penitenziario” che secondo lei “è volto a sedare qualunque forma di rimostranza da parte dei detenuti, anche il solo dissensopacifico, non andrà che a peggiorare le condizioni delle persone ristrette ai quali, per manifestare il loro disagio, non resteranno che gesti di autolesionismo, e nei più gravi, il suicidio”.

A mio avviso, la nuova norma che si intende introdurre non impedisce in alcun modo al detenuto di protestare se ciò avviene in modo civile e nel rispetto delle leggi. Condivido, invece, la proposta del Governo volta a tutelare chi opera, con scarsi mezzi, in queste strutture fatiscenti e obsolete, però sempre con abnegazione e si confronta giornalmente con chi spesso assume un atteggiamento di scarsa aderenza al regolamento penitenziario.

In questo caso, il Governo intende tutelare, e mi trova pienamente d’accordo, gli operatori che lavorano all’interno delle strutture carcerarie, inadeguate non solo per i detenuti che stanno espiando la loro pena ma anche per chi soltanto li sorveglia e svolge la propria attività professionale.





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