La crisi di Stellantis e il 'sonno' delle istituzioni

Opinioni - Il rumore provocato dalla mobilitazione dei sindaci, tenuti in costante allarme dai cittadini, ha avuto almeno il benefico effetto di fare uscire dal letargo quei dormienti nostri rappresentanti del consiglio regionale e del parlamento nazionale (eletti alcuni, nominati altri) rimasti sino a pochi giorni fa tranquilli nelle ovattate stanze dei palazzi del potere romano

La crisi di Stellantis e il 'sonno' delle istituzioni
di autore Mario Costa - Pubblicato: 01-10-2024 13:23 - Tempo di lettura 2 minuti

Ora possiamo dire che ne sono consapevoli tutti. O quasi tutti. Finanche quei dormienti nostri rappresentanti del consiglio regionale e del parlamento nazionale (eletti alcuni, nominati altri) rimasti sino a pochi giorni fa tranquilli nelle ovattate stanze dei palazzi del potere romano, totalmente inattivi rispetto al progressivo precipitare della situazione dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano (per stare a quello delle nostre parti). Ma non erano loro a trovarsi in prolungata cassa integrazione, con quattro soldi con cui arrivare alla fine del mese e con un futuro sempre più cupo. Se così fosse stato, probabilmente si sarebbero svegliati prima. Molto prima, non lasciando ai soli sindaci della Consulta, presieduta dal loro collega Enzo Salera, di sbrogliarsela da soli l’intricata matassa. Quasi fosse, la dura vertenza, questione di stretta competenza locale e non invece, come è, degli organismi politici dei livelli più alti, Regione e governo nazionale. 

Il rumore provocato dalla mobilitazione dei sindaci, tenuti in costante allarme dai cittadini (ed elettori), ha avuto almeno il benefico effetto di farli uscire dal lungo letargo quei capoccioni. Si tratta ora di rendere operativo e, si spera, incisivo, quel “tavolo” sul quale portare la vertenza del gruppo automobilistico francese senza ulteriori indugi.

I cugini d’oltralpe dovranno poggiarvi un credibile piano industriale, e farci saperecome pensano di uscire dalla crisi nera del gruppo; se, per quanto riguarda lo stabilimento del cassinate, intendono uscire dalla “ubriacatura dell’elettrico che non si vende” e orientarsi sull’ibrido, o addirittura riprendere il diesel sull’esempio della Mercedes.

Tutto quello che c’era da dire, in sala Restagno, nell’ultima riunione della Consulta dei sindaci, presenti i sindacati, è stato detto. Compreso il fatto che gli ammortizzatori sociali stanno per finire e che probabilmente il territorio a novembre perderà altri settecento posti di lavoro. In ballo c’è il futuro dell’economia di una intera zona.

C’era quindi  poco da dormire prima e c’è poco da sonnecchiare ora. Anzi, se risponde al vero l’allarme di un sindacalista lanciato in quella riunione riguardo allo smantellamento di alcune strutture produttive a Piedimonte San Germano, forse (anzi senza forse) occorrerà stare ben allerta per non ritrovarsi come quel tizio che chiuse le porte quando i buoi erano già scappati.

In conclusione, senza girarci intorno, chi di dovere, vale a dire il Governo, senza troppo tentennare, deve dire a Stellantis di rilanciare lo stabilimento cassinate oppure di porsi il problema della sua riconversione.





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