Opinioni - In contrasto con la linea ciociara di FI, a livello nazionale Tajani cerca faticosamente di ritagliare un ruolo per Forza Italia proprio all’insegna di quei principi liberali, in controtendenza in provincia di Frosinone si sceglie la strada del “centralismo democratico”
Uno dei grandi statisti della storia moderna Sir Mrs Churchill affermò che la democrazia è la peggior forma di governo ma la migliore che si conosca. Ancora oggi forse direbbe la stessa cosa.
Qualcuno in Forza Italia, che nasce come un partito di sintesi tra diverse culture e diversi visioni, dovrebbe imparare dalla storia e capire che solo dal confronto, anche aspro, si cresce. Lo stesso fondatore di Forza Italia, non ha mai fatto mancare al principio della libertà e del liberalismo il forte sostegno in ogni iniziativa politica e di Governo. Berlusconi è l’artefice della sintesi tra la cultura cattolica sulla quale si basava la Democrazia Cristiana e quella laica e liberare dei socialisti democratici e dei liberali. E quella sintesi, che ancora oggi regge all’interno di FI, è il frutto del confronto.
Sembra, invece, che in Ciociaria Forza Italia voglia affrancarsi da qui principi per sposare una forma di centralismo democratico in ricordo del vecchio Partito Comunista Italiano.
Il documento finale della direzione politica non lascia spazio ad altre interpretazioni sembra testimoniare con chiarezza che in Ciociaria FI sceglie una strada diversa dal confronto interno, si adotta il sistema della voce unica. Quando si scrive che il direttivo “deve” avere una sola voce si indica la direzione che la democrazia è sospesa, si torna al centralismo che evidenzia la totale incapacità di gestire un partito attraverso il confronto e lo scontro, che sono l’essenza della politica e della democrazia.
E per meglio specificare che la democrazia è sospesa si evidenzia che “ogni azione ed ogni iniziativa dovrà essere approvata e vagliata dalla direzione”, un avvertimento per chi in libertà intendesse organizzare qualsiasi iniziativa con la bandiera di Forza Italia.
Gestire la democrazia è certamente più complicato e difficile che gestire la dittatura, in democrazia bisogna confrontarsi, convincere e conoscere la politica, il confronto è fatica, sospendendo la democrazia chiunque può svolgere qualsiasi ruolo salvo poi verificare quali saranno i risultati conseguiti. Giustificare scelte politiche del tutto avventate quali quella di Frosinone o la scelta di nominare commissario a Ceccano chi è contro una amministrazione di centrodestra, o quella di abbandonare storici sostenitori, come fatto a Sora, in un confronto democratico sarebbero stati difficili da giustificare.
In contrasto con la linea ciociara di FI, a livello nazionale Tajani cerca faticosamente di ritagliare un ruolo per Forza Italia proprio all’insegna di quei principi liberali, in controtendenza in Ciociaria si sceglie la strada del “centralismo democratico”, per chi conosce un minimo di storia siamo ritornati ai tempi del Politburo.
Chi non sa reggere un confronto, chi non conosce l’arte della dialettica, chi non sa convincere, chi scappa dai confronti ricorre a queste forme di oligarchia che solo al momento sembrano produrre risultati, ma nel breve e lungo periodo sono del tutto controproducenti. Tirare in ballo Fazzone o Gasparri, Polverini o Lotito, è del tutto fuori luogo, il problema è solo e squisitamente Ciociaro.
Negli anni Sessanta un insegnante Alberto Manzi teneva una rubrica in televisione dal nome “Non è mai troppo tardi”, una forma di alfabetizzazione per gli adulti privi di scolarizzazione, il nome della trasmissione si adatta anche al nuovo corso di FI in Ciociaria, speriamo che non sia troppo tardi, per cambiare rotta.
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