Cronaca - A lanciare la raccolta firme è l'ambientalista Edoardo Grossi che lamenta l'inquinamento acustico. Don Bendetto respinge le critiche al mittente: "Abbiamo già fatto molto per andare incontro alle esigenze dei residenti, certamente non sono io che posso diminuire i decibel. La democrazia è fatta di sopportazione vicendevole"
Adesso non ci si limita più solamente alle lamentele lungo la strada e ai post sulla piazza virtuale dei social. Alcuni cittadini hanno avviato una petizione sulla piattaforma Change.org. Il titolo della raccolta firme è netto: “Fermiamo il suono prolungato delle Campane della Chiesa di Piazza Diamare a Cassino”.
Ad avviare la petizione è stato l’ambientalista Edoardo Grossi, già noto in città per le sue battaglie contro i roghi tossici e l’abbandono indiscriminato di rifiuti. Di recente aveva chiesto all’Arpa Lazio di fare delle misurazioni durante il suono prolungato delle campane per quel che concerne l’inquinamento acustico ma gli è stato risposto che trattandosi di territorio del Vaticano, l’Arpa non può effettuare rilievi nella chiesa.
Nei giorni scorsi, all’indomani della festa di Sant’Antonio, quando c’è stato l’ennesimo suono prolungato delle campane, l’ambientalista ha quindi deciso di avviare la petizione e ha così motivato la sua richiesta che in due giorni è stata sottoscritta da circa venti cittadini.
Spiega Grossi: “Un gruppo di cittadini lamenta il disturbo del suono delle campane in Piazza Diamare nel comune di Cassino. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il rumore può avere effetti negativi sulla salute umana come disturbi del sonno e stress. Inoltre, uno studio del 2018 ha rilevato che l'esposizione al rumore può portare a una diminuzione della qualità del sonno (fonte: Journal of Environmental Psychology). Chiediamo rispetto e tranquillità suonando le campane senza superare i decibel previsti per legge. Chiediamo alla chiesa locale di considerare altre opzioni per le sue pratiche religiose che non includano il suono prolungato delle campane. Firmate questa petizione per sostenere i cittadini nel loro desiderio di tutela della salute pubblica”.
L’attivista è deciso ad andare avanti nella sua battaglia e spiega i disagi che i residenti del posto si trovano a vivere: “Mia figlia - spiega Grossi - alcuni anni fa viveva in un appartamento del centro, praticamente di fronte alla chiesa di Sant’Antonio. Visto che non c’è stato mai modo di venire incontro alle esigenze dei residenti per evitare tali disagi, ha dovuto lasciare quell’appartamento per trasferirsi altrove. Sono tanti i residenti della zona che lamentano questi disagi, ma anche i cittadini che frequentano il nuovo corso pedonalizzato devono fare i conti con lo scampanellio continuo, al punto che a volte non si può neanche parlare”.
Sui social, anche altri utenti lamentano questi fastidi e alcuni utenti social mettono in evidenza il fatto che tale problematica non riguarda solo Cassino ma è successo anche altrove e in alcuni casi si è finiti nelle aule di Tribunale e un parroco è stato condannato.
A Cassino, don Benedetto Minchella, il giovane sacerdote della chiesa di Sant’Antonio in piazza Diamare, si dice invece assolutamente tranquillo e respinge al mittente sia la petizione che le polemiche. “Anzitutto - dice - da un punto di vista giuridico non so che validità possa avere questa petizione. Ad ogni modo, sempre stando alle normative giuridiche e a quel che prescrive la legge, il suono delle campane è concesso dalle 7 del mattino alle 10 di sera. Mi rendo conto che parliamo di una chiesa situata in pieno centro cittadino, le campane non sono poste molto in alto quindi il riverbero è notevole, ma io certo non posso diminuire i decibel del suono delle campane”.
Come fare, allora, per cercare di andare incontro alle esigenze dei cittadini e in particolar modo dei residenti del posto? “In realtà quello che potevamo fare lo abbiamo già fatto: per oltre 50 anni c’è stato il tocco delle campane ogni quarto d’ora, adesso il tocco c’è solo per segnare l’ora. Le campane a distesa suonano a mezzogiorno solo la domenica e in occasioni di particolari festività. Abbiamo fatto il possibile per andare incontro alle esigenze di chi vive al centro, anche se le norme ci permetterebbero di fare di più. Ricordo a chi si lamenta - conclude don Benedetto - che la democrazia è una sopportazione vicendevole”.
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