Ma per vincere le elezioni non servono vele e mega manifesti. Ecco i precedenti

Opinioni - I precedenti eccellenti del 2011 e del 2018. L'analisi di Lello Valente: "Non basta veicolare il messaggio, serve anche la credibilità della politica, che scende sempre di più nella considerazione dei cittadini"

Ma per vincere le elezioni non servono vele e mega manifesti. Ecco i precedenti
di autore Lello Valente - Pubblicato: 14-05-2024 17:37 - Tempo di lettura 2 minuti

Inizia la campagna elettorale, iniziano i manifesti, i comizi, i bigliettini, le vele. Ma quanto incidono realmente questi fattori sulla scelta degli elettori? Se analizziamo alcune campagne elettorali del recente passato si può affermare che manifesti e pubblicità ed interviste su Tv locali non servono a nulla. Ma allora cosa aiuta l’elettore a decidere?

Nel 2011 alle elezioni amministrative il candidato della Casa delle Libertà fece grande sfoggio di mega manifesti, di vele e di palchi sontuosi per ospitare i leader nazionali, sfiorò la vittoria al primo turno ma poi perse malamente al secondo turno a tutto vantaggio di chi non aveva né mega manifesti, né vele, né palchi sontuosi, ma aveva due fattori a proprio vantaggio: il vento nazionale favorevole e soprattutto non suscitava il voto contro.

Nel 2018 alle elezioni politiche è successo l’inverosimile, un caso da studio del marketing politico. Il collegio di Cassino/Sora era considerato con tripla A per il centrodestra che schierò un candidato molto conosciuto sul territorio ed anche in questo caso, mega manifesti, vele e quant’altro rappresentavano una campagna molto forte e dispendiosa.

Vinse quella competizione un candidato che non ha stampato nemmeno un manifesto, nessuna vela, nessuna intervista, nessuna sede elettorale, nessun comizio e mai venuta nel collegio, praticamente una sconosciuta. Vinse perché godeva del vento nazionale favorevole e non essendo minimamente conosciuta non aveva il voto contro.

Al primo turno delle elezioni amministrative contano i contatti personali, il voto di amicizia o di parentela, ma al ballottaggio l’elettore libero come decide?

Un confronto all’americana sulle TV locali presupporrebbe che queste avessero un certo seguito, ma non lo hanno,  ai comizi partecipano solo gli interessati quelli che fanno già parte dello schieramento quelli che sono terzi e vanno per capire e per scegliere sono una sparutissima minoranza; la carta stampata ormai ha perso di ogni credibilità essendo  pacchianamente di parte, l’unica comunicazione efficace rimane il web, inclusi quei portali di informazione che leggendosi gratuitamente sono gli unici che riescono a veicolare un messaggio.

Ma non basta veicolare il messaggio, serve anche la credibilità del messaggio e soprattutto la credibilità della politica, che scende sempre di più nella considerazione dei cittadini.

Nella Prima Repubblica quando si votava senza apporre il nome del candidato ma solo il numero, si distribuivano artigianali regoli in cartone con la matrice del numero da votare per aiutare chi non era dotato di una sufficiente scolarizzazione, bastava solo passarci la matita all’interno e si scriveva il numero del candidato, poi si è passati alla scrittura dei nomi, oggi la scolarizzazione è diffusa e le tecniche di comunicazione devono tenerne conto.

Alle amministrative, soprattutto al secondo turno sono due i fattori condizionanti: il vento nazionale favorevole ed il voto contrario a livello locale. Il vento nazionale prescinde dal candidato locale, ma il voto contrario è solo una caratteristica locale. Si vota contro, non sempre e non solo per una scelta politica, ma soprattutto per antipatia, spesso anche senza conoscere personalmente il candidato. Il motivo è semplice, la politica si è allontanata dalla gente e l’elettore non viene né coinvolto né raggiunto né prova un diffuso senso di appartenenza, quindi sceglie anche solo per simpatia di una foto.

Strade, piazze, opere pubbliche incidono poco nel sentimento diffuso della gente, ci si ricorda solo delle cose del giorno prima nonostante la propaganda politica favorevole o contraria metta in evidenza le cose fatte o fatte male o non fatte. La verità è che anche una bella opera pubblica non migliora la vita di una persona o di una famiglia, la politica dovrebbe innalzare il proprio livello e comprendere che le esigenze sono cambiate per tutti ed oggi le debolezze dei cittadini sono altre, ad iniziare dalla sanità, dalla solitudine, dalla povertà, dalla mobilità che emargina Cassino, dal mondo giovanile che cresce privo di una guida, da un futuro sempre più incerto.

Rimane un fatto che se nella Prima Repubblica in una città come Cassino i Partiti partivano già da una base di propri iscritti di quasi cinquemila persone, oggi messi tutti insieme non si arriva a cinquecento, questo dimostra che fare liste di qualità è sempre più difficile ed ancora più difficile e veicolare con credibilità il proprio messaggio.

La soluzione è sempre la stessa ritornare alla politica dei territori, delle sezioni e della militanza con una politica che sia in grado di dare risposte ai cittadini anche quelle più semplici ed elementari, avendo anche il coraggio di rivedere alcuni reati generati da un’orda populista che negli ultimi venti anni non ha fatto altro che arrecare danno alla politica ed al Paese.

 





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