"La spettacolarizzazione della violenza sminuisce la gravità dell’accaduto"

"La spettacolarizzazione della violenza sminuisce la gravità dell’accaduto"
di autore Redazione - Pubblicato: 22-02-2023 00:00

IL FATTO - Dopo l'ennesimo episodio di movida violenta che ha visto coinvolta una minorenne, intervengono le operatrici del “Centro Antiviolenza Rinascita” di Cassino

Dalle operatrici del "Centro Antiviolenza Rinascita di Cassino riceviamo e pubblichiamo

È di qualche giorno fa la notizia dell’aggressione subita da una ragazzina nel centro cittadino ad opera di un gruppo di coetanei. Una ragazzina che ci è apparsa sola in mezzo a tanti ragazzi, derisa e umiliata. Sola, agli occhi di molti passanti che non sono intervenuti. Sola, agli occhi dei lettori di alcuni articoli di giornale che si sono soffermati su una serie di dettagli poco importanti rispetto a quello che per noi rappresenta l’aspetto cruciale della vicenda: la solitudine e la sofferenza di una ragazza che subisce violenza.

È una tendenza ormai diffusa quella di indugiare su aspetti personali della vittima, alimentando la spettacolarizzazione della violenza e sminuendo la gravità dell’azione commessa dagli autori di violenza che passano così in secondo piano. Non a caso, tra le nuove regole deontologiche introdotte dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti per il “Testo Unico dei doveri del giornalista” si legge: “Nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca, che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, il giornalista: a) presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona; b) si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole. Si attiene all’essenzialità della notizia e alla continenza. Presta attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza. Non usa espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso”.

Come operatrici del “Centro Antiviolenza Rinascita” il nostro obiettivo è quello di aiutare le donne vittime di violenza a capire che non sono sole e che il lavoro congiunto di operatori del settore, delle forze dell’ordine e di cittadini consapevoli può aiutarle ad affrontare la situazione e ad uscire dalla spirale della violenza attraverso percorsi di sostegno psicologico, sociale e legale. Riteniamo pertanto necessario poterci confrontare anche con i giornalisti, che con il loro lavoro possono facilitare la comprensione dei problemi e rimarcare quali siano le storture linguistiche nei confronti delle vittime, che possono solo alimentare l’idea di una donna figlia di una società patriarcale e maschilista.





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