"La città di Cassino dia a Benito Gallozzi il tributo che merita"

"La città di Cassino dia a Benito Gallozzi il tributo che merita"
di autore Redazione - Pubblicato: 17-02-2023 00:00

CULTURA - Ormai ultraottantenne, maestro d’arte figurativa e paesaggistica, immensa e cristallina, continua a lavorare e a mettersi in discussione producendo grandi capolavori. Violo: "Purtroppo la città martire non è riuscita a dargli non dico un premio alla carriera, ma nemmeno un timido segnale di riconoscimento e di apprezzamento, che invece ha ricevuto dalle varie città europee dove ha lavorato"

di Gianni Violo

Alla fine della lunga pandemia sono tornato nella bottega del mio amico Benito Gallozzi, in via Arigni. Dopo averlo salutato mi sono guardato intorno ed ho rivisto le ben note e polverose cataste di tele ed acquerelli appoggiate ai muri, a loro volta piene di lavori incorniciati. Ho percepito che in questi tre anni trascorsi, il buon Benito ha continuato a lavorare senza tregua producendo piccoli grandi capolavori, scorci ed immagini della nostra città come ad esempio il parcheggio multipiano sovrastato dalla colonia solare, l’abbazia con il teatro romano ai suoi piedi e tanti angoli della città martire.

Appeso ad una parete c’è poi un meraviglioso acquerello di piazza San Giovanni, ritratto alla fine degli anni ’60, con in bella mostra il mercato coperto, Il viale con gli ontani e sulla cima del monte il monastero. Le tinte degli acquerelli sono meravigliose, spesso dominate dai colori pastello con ampi tratti di marrone, grigio e giallo oro.

In altri casi invece, quando domina la sua vena primaverile, i suoi paesaggi sono una esplosione di tinte forti, brillanti e luminose, come il rosso dei papaveri, spesso rappresentati, il verde degli arbusti nelle sue varie tonalità ed i vari colori dei fiori come l’azzurro, il giallo ed il bianco.

I suoi acquerelli riescono a riportarti indietro nel tempo attraverso rappresentazioni di paesaggi che sembrano illustrazioni di un libro di fiabe e con spaccati della città martire dal sapore antico, visti da Benito con gli occhi, ma soprattutto con il cuore e con l’anima. Il tratteggio dei suoi acquerelli e dei suoi olii riesce a fondere realtà e fantasia in un magico mondo pieno di mistero.

Benito Gallozzi ormai ultraottantenne, maestro d’arte figurativa e paesaggistica, immensa e cristallina, continua a lavorare e a mettersi in discussione producendo grandi capolavori, come può farlo solo chi è all’inizio della carriera o solo chi vive per la passione dei suoi colori, acquerelli o oli che siano. A Cassino, sua città adottiva, molta gente lo riconosce e sa che è un pittore, ma pochi sanno che è un grande maestro di pittura, tra i più grandi contemporanei che io conosca. E purtroppo la città martire non è riuscita a dargli non dico un premio alla carriera, ma nemmeno un timido segnale di riconoscimento e di apprezzamento, che invece ha ricevuto dalle varie città europee dove ha lavorato, dimostrando le sue capacità artistiche messe in mostra attraverso estemporanee, vernissage e mostre.

Purtroppo, come ho già avuto modo di dire, nessuno è profeta in patria e Benito non fa eccezione. Sarebbe cosa meraviglioso che la politica, l’amministrazione comunale, la stampa tutta e gli imprenditori del cassinate, unissero le forze e le risorse per organizzare un grande evento commemorativo alla carriera in favore del grande artista, dandogli il giusto riconoscimento che merita, facendolo assurgere agli onori della cultura e regalandogli quella notorietà che in tutto questo tempo di attività, purtroppo non ha mai avuta. 

                                                                                                                     





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