Regionali, Conte apparecchia la vittoria alla destra. E Ciacciarelli se la ride

Regionali, Conte apparecchia la vittoria alla destra. E Ciacciarelli se la ride
di autore Alberto Simone - Pubblicato: 28-10-2022 00:00

POLITICA - Il leader del M5S intenzionato a non fare alleanze con il Pd nel Lazio: sonda le disponibilità di Marino e Fassina. Il consigliere regionale della Lega della Ciociaria gongola: "Campo largo di Zingaretti game over a quanto apprendiamo dai 5S"

Le urne dovrebbero aprirsi a inizio febbraio, ossia entro 90 giorni dalle dimissioni formali che verranno rassegnate tra il 4 e il 5 novembre da Nicola Zingaretti, appena eletto a Montecitorio. L'unico, finora, a bissare il bis come presidente della regione Lazio dove prima di tutti e con maggior successo ha sperimentato il campo largo vincente del Centrosinistra

Una scadenza cruciale, in grado di indicare la rotta: se difatti le forze progressiste - Pd, M5S, Azione e Si-Verdi - non riusciranno come sembra a trovare un'intesa laddove fanno già maggioranza assieme, sarà poi pressoché impossibile raggiungerla in Lombardia e in Friuli Venezia Giulia.

È Giuseppe Conte il più determinato a opporsi all'alleanza con i dem: il 25 settembre ha capito che il M5S può crescere specialmente a scapito del Pd, fiaccato da fortissime convulsioni precongressuali che il deludente risultato elettorale ha finito per amplificare. E intende approfittarne. Perciò - secondo quanto ha ricostruito stamane Giovanna Vitale su la Repubblica - sta respingendo le avances di Francesco Boccia (incaricato di condurre le trattative per il Nazareno), deciso a replicare lo schema delle Politiche: correre da solo per far perdere gli ex alleati, aggravarne lo stato di prostrazione e conquistare - magari alle Europee del 2024 - lo scettro di primo partito del centrosinistra. Sorpasso per la verità già adesso intravisto da alcuni sondaggisti.

I Cinquestelle starebbero allora meditando di lanciare alla guida del Lazio o Ignazio Marino, l'ex sindaco di Roma "accoltellato" dai suoi stessi consiglieri nel 2015; oppure Stefano Fassina, fuoriuscito dal Pd in era renziana, approdato alla corte di Fratoianni e ora convertito alla causa grillina. "Una provocazione, è come se noi proponessimo di candidare Di Maio", masticano amaro in casa dem. Unica alternativa domestica, se le altre due dovessero rivelarsi impraticabili: il capogruppo 5S alla Camera Francesco Silvestri.

Sul nome non c'è certezza, quel che appare certo è che il Centrosinistra si dividerà nuovamente in tre: Il Pd in corsa probabilmente con Leodori, l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato sostenuto da Calenda e poi un nome messo in campo dal M5S. Tutti e tre si stanno ancora leccando le ferite. Appare difficile, per non dire impossibile, che ripetendo questo schema alle regionali dove non è previsto il ballottaggio, la partita possa avere un esito diverso.

E LA DESTRA GONGOLA

"Campo largo di Zingaretti game over a quanto apprendiamo dai 5S" festeggia il consigliere Regionale del Lazio Pasquale Ciacciarelli "In questi anni- dice - abbiamo letto di tutto sul campo largo, quasi veniva osannato dal PD come la panacea di tutti i mali. Forse era l’unica strada del PD di nascondersi sotto mentite spoglie, come fece il lupo in cappuccetto rosso, per il solo fine elettorale per poi riprendere le vere sembianze del partito che per 10 lunghi hanno ha distrutto il Lazio relegandolo tra le ultime regioni d’Italia".

Ormai siamo all’epilogo di una legislatura da dimenticare che tra la sanità ormai a pezzi, la desertificazione industriale, le questioni ambientali irrisolte ha portato all’ esasperazione i cittadini. Il centrodestra - conclude Ciacciarelli - avrà un compito arduo ma fattibile, quello di riorganizzare la Regione Lazio e riportarla nuovamente in auge tra le prime regioni Italiane.






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