RUBRICHE – Torna l’approfondimento settimanale a cura di Angelo Franchitto

di Angelo Franchitto
Oggi è molto importante sensibilizzare i giovani a cercare degli interessi personali e sociali. Ma, è altrettanto importanti abituarli al dibattito, inteso come confronto di idee. Bisogna incoraggiarli a prendere parte nelle discussioni, comprendere i temi per crearsi delle opinioni. Vero è che oggi, ci domandiamo spesso se le nuove generazioni provino a vivere una vita attiva, se ci sia veramente interesse a cercare delle passioni, qualcosa che possano amare o se preferiscano invece rimanere inattivi, senza obiettivi, e con il rischio di perdere di vista questioni che in un futuro molto prossimo gli riguarderanno da vicino.
Questo dualismo tra essere giovani attivi o vivere la vita in modo passivo, senza passioni, tocca questioni sociali molto importanti. Infatti, esiste la sfera del terzo settore, quello cioè del volontariato, che permette di misurare il livello di attivismo dei giovani. Per esempio, parliamo del Servizio Civile Universale. Si tratta di progetti che riguardano il territorio ed il sociale. Ma, soprattutto, sono un modo per formare i giovani. D’altra parte si cerca di coinvolgere ragazze e ragazzi per dare loro nuovi strumenti e nuove sfide che possano aiutarli a crescere e trovare la propria strada. Dunque, le attività di volontariato, diventano strumenti di formazione, e di educazione alla vita sociale.
La realtà del territorio, che è anche la forma di cultura a noi più vicina, diventa motore per i giovani che vogliono imparare, impegnarsi. Soprattutto lo fanno grazie ad agevolazioni e incentivi. Ma anche con iniziative nazionali, europee e internazionali. Diventare cittadini attivi, impegnati nel sociale e nella solidarietà, diventa anche un modo per prendere coscienza di dove viviamo, quali sono i problemi della nostra realtà e capiamo che tutti possono cooperare per migliorare le nostre vite. Un esempio molto significativo è l’impegno dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Si tratta di un documento dal quale si deduce che abbiamo tutti tanto da fare. Certo, si tratta di un programma che nasce nel 2015 grazie all’unione dei 193 Paesi membri dell’ONU. Tutti insieme hanno tirato fuori ben 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. Tali obiettivi hanno anche una data indicativa da raggiungere. Si pensa di lavorare per ottenere risultati entro il 2030 attraverso strategie e azioni, che portino ai 169 traguardi prefissati. Ovviamente, la data del 2030 è indicativa. Ma è particolarmente importante pensate al futuro, avere un’idea di un periodo in cui l’umanità si è data appuntamento con se stessa. Infatti, questo è il momento in cui tutti noi facciamo una promessa che dobbiamo mantenere. Si tratta di una grande promessa, in cui i “presenti” già dialogano con il futuro.
Ma, effettivamente, l’attuazione del piano dell’agenda, che inizia nel 2016, significa che gli Stati membri hanno preso un impegno lungo quindici anni per arrivare al raggiungimento degli obiettivi che sono indicati nel programma e che riguardano tutti. In effetti, c’è la diretta prosecuzione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Ma, al tempo stesso, i punti dell’agenda racchiudono l’essenza delle migliori aspirazioni dell’umanità, da tutti i punti di vista. Perché, le questioni sul tavolo sono sia quelle ambientali, ma anche economiche e sociali. Questo significa che il piano d’azione deve essere attuato sia da tutti gli Stati, come anche da tutti gli individui.
Perché sappiamo benissimo che solo con uno sforzo collettivo si può arrivare veramente a una società equa, giusta e sostenibile. Ma tutto questo è fortemente condizionato dall’interesse che i giovani hanno. Bisogna avere l’occhio lungo per riuscire a portare a casa il risultato. Tuttavia, parlare dei giovani nella società contemporanea significa riflettere su come la nostra realtà sociale si va strutturando. Per esempio, possiamo ragionare su quali opportunità offre la città, la provincia e il territorio in generale. Ma pensiamo anche a quali limiti impone ad un gruppo sociale una realtà così ampia e diversificata come può essere se ragioniamo in termini di globalizzazione. Perché oggi, i giovani vivono quella che viene definita globalizzazione. Quindi, sono a metà tra la realtà locale e quella globale.
Dunque, la questione giovanile, che vive la complessità del mondo moderno, ha ancora senso nella misura in cui aiuta a comprendere fenomeni più generali. Si tratta di fenomeni spesso contraddittori e che attraversano la scena collettiva. D’altra parte, al giorno d’oggi, si fa un ampio ricorso del concetto dei giovani come futuro della nostra società, della città e della nostra storia. Ma, purtroppo, questo pensiero paradossalmente, viene utilizzato per dare conto di processi che non riguardano i giovani in prima persona. In realtà, viviamo una cultura di massa che è immersa appieno nell’universo giovanile e nelle sue produzioni culturali. Ciò nonostante, i giovani fanno veramente fatica ad emergere, ma è difficilissimo anche essere riconosciuti come soggetti autonomi. Semplicemente, questo significa che più che cercare di valorizzarli per le loro capacità e competenze, i giovani subiscono frequentemente una sorta di spossessamento delle loro identità sociali.
Addirittura si arriva a una vera e propria marginalizzazione delle pratiche che la società adulta mette in campo. Cioè una esclusione delle ragazze e dei ragazzi dalla sfera pubblica e istituzionale. Questo diventa, infine, il senso della questione giovanile. La questione è proprio nella discrepanza tra il modo in cui nel dibattito pubblico viene evocato il termine giovani e lo spazio che ad essi viene riservato nelle società in cui vivono. Un bell’esempio è l’iniziativa sposata dal Comune di Cassino, come accade da qualche anno in molti comuni in tutta Italia, di promuovere il sindaco dei ragazzi.
Si tratta di un’iniziativa che permette a studenti di diventare sindaco dei propri coetanei. Una iniziativa che è stata possibile grazie a una legge che ha recepito i principi della convenzione sui diritti del fanciullo. Proprio quella convenzione firmata a New York nel 1989. Così oggi, i giovani politici possono discutere di nuove proposte insieme con i più grandi. È anche un modo per contribuire attivamente a migliorare la realtà sociale della propria città. Soprattutto per quanto riguarda le questioni più care ai giovani.