Viaggio nella storia e nella cultura "No vax", un movimento con radici profonde

Viaggio nella storia e nella cultura "No vax", un movimento con radici profonde

RUBRICHE - Già durante la diffusione del virus del vaiolo fu necessario vincere le resistenze della propaganda antivaccinista. Questo movimento tra l’Ottocento e il Novecento e ha fatto molto rumore e ha sempre avuto tre caposaldi: scetticismo, diffidenza e dubbi sull’efficacia e sulla sicurezza del vaccino. L'approfondimento di Angelo Franchitto

di Angelo Franchitto

Sono ormai pochi gli italiani che non hanno intenzione di vaccinarsi. In realtà una stima precisa sarà possibile solo dopo la fine della campagna vaccinale di massa. Ma questo è il principale ostacolo per il controllo della circolazione del virus. I vaccini garantiscono soprattutto la riduzione delle forme gravi della malattia. Per questo la vaccinazione è fortemente raccomandata dagli esperti. In particolare, abbiamo visto l’importanza del vaccino a seguito della diffusione della variante Delta nel nostro Paese. Ma, dei tanti che si vaccinano, resta sempre un piccolo zoccolo duro di chi non vuole fare il vaccino neanche se obbligato. In questo caso parliamo, in modo particolare degli over 50.

Sono loro che, a seguito dell’obbligo deciso dal governo, rischiano di non poter lavorare. Ma la realtà dei no-vax è molto complessa. Innanzi tutto, come spiega Annalaura Carducci, dell’Osservatorio comunicazione sanitaria dell’Università di Pisa, è importante distinguere i no-vax dagli esitanti vaccinali da quelli che invece credono che i vaccini facciano del male o che siano un complotto. Questa seconda teoria è in realtà una convinzione così radicata nelle persone da essere quasi una fede. Fortunatamente, parliamo di un gruppo di persone molto piccolo. Anche se fa tanto rumore.

Quello che veramente riduce il numero delle adesioni alle vaccinazioni, chiarisce la dottoressa Carducci, è l’esitazione vaccinale. Cioè quella particolare situazione in cui la persona è completamente presa dai dubbi e dalle incertezze. Inoltre, queste vengono motivate dal fatto che decidere sulla propria salute è sempre una cosa che tutti noi facciamo con grande convinzione.

Quando manca la convinzione individuale, la persona ritarda, aspetta, addirittura rifiuta. Ma questo è anche un segnale. In realtà, queste persone stanno confessando una necessità di maggiore informazione e conoscenza. Dunque, medici, esperti e comunicatori, è su di loro che bisogna lavorare e realizzare degli interventi.

Un no-vax, invece, è diverso da un esitante vaccinale. Soprattutto è difficilissimo da convincere. Quello che dobbiamo prendere in considerazione, è capire il come si manifesta l’opposizione ai vaccini da parte delle persone. Dunque, la questione dei vaccini, della campagna vaccinale in generale, per come viene posta dai sostenitori di fonti anti-vacciniste, solitamente è declinata in due ambiti diversi.

Infatti, da una parte abbiamo l’ambito scientifico. In questo caso, il dibattito viene orientato per sottolineare o esasperare i danni potenzialmente provocati dai vaccini. In questo modo si cerca di mettere in dubbio la loro efficacia, oppure, nei casi più estremi, si vuole delineare connessioni causali tra vaccini e autismo o morti infantili.

Mentre, dall’altra parte c’è l’ambito politico. In questo caso, le persone che sono ostili alla vaccinazione, esprimono la propria critica nei confronti della obbligatorietà della vaccinazione. Ma possono anche presentare la propria convinzione che ci siano dei legami viziosi tra rappresentanti politici e industrie farmaceutiche. Molto spesso, questi discorsi sono riconducibili a quelli dei complottisti. Insomma, in entrambe i casi, si cerca di montare una linea di pensiero verosimile. Nonostante siano idee che non hanno nessun tipo di riscontro nella realtà pratica, queste persone sono convinte e sostengono le proprie idee.

Ma la realtà della cultura no-vax ha una storia molto antica. Infatti, bisogna pensare che per evitare l’annientamento della più tremenda piaga che ha colpito l’umanità, stiamo parlando del virus del vaiolo, il medico Edward Jenner mise a punto un vaccino. Purtroppo non bastò la diffusione di questi vaccini in tutta Europa per trovare un rimedio. Ma fu invece necessario vincere le resistenze della propaganda antivaccinista, che prese piede in tutto il continente, Italia compresa.

Questo movimento, tra l’Ottocento e il Novecento, in seguito al graduale obbligo della profilassi vaccinale ha fatto molto rumore. Il movimento nasce e porta avanti le proprie tesi legate prevalentemente alla rivendicazione della libertà di scelta e all’etica della responsabilità individuale. Si afferma cioè l’avvenuta limitazione delle libertà personali da parte dello Stato. Tutto questo in nome della salute pubblica. Ad ogni modo, il fatto che la libertà personale è inviolabile, come riportato anche nell’Articolo 13 della Costituzione Italiana oggi, non era accettabile una evidente restrizione della libertà personale. Ieri come oggi, questo principio è in grado di mobilitare le masse, soprattutto nelle grandi città. Infatti,  parliamo di ideologie che suscitano ondate di proteste.

Ma facciamo un passo indietro. Infatti, la variolizzazione della pratica empirica, antenata della vaccinazione contro il vaiolo, è quella che rappresenta la preistoria dell’esitazione vaccinale dei nostri giorni. Fu proprio tale pratica che ci anticipa i motivi per cui nascono i no-vax, e che sono legati allo scetticismo, alla diffidenza, ma anche ai dubbi sull’efficacia e sulla sicurezza. Quando parliamo di sicurezza, dobbiamo tenere in conto che, anche nella medicina moderna, esiste il rischio. Si tratta cioè di ragionare sul calcolo rischi-benefici. Anche nell’Ottocento, l’entusiasmo delle élites politico culturali e la graduale accettazione in ambito religioso della pratica vaccinale non è però corrisposta a una altrettanto buona accoglienza da parte della popolazione. Una paura che ancora oggi hanno in tanti.

Basti pensare alle tante dicerie sulle possibili conseguenze, tipo l’effetto calamita che si otterrebbe appoggiando una monetina sul braccio dopo aver fatto un vaccino mRNA. Si tratta di una fake news, ma molto diffusa. In effetti la paura più diffusa è sempre stata legata al fatto che il vaccino producesse effetti collaterali, o predisponesse ad altre malattie. Insomma che i rischi fossero superiori ai benefici.

Ma bisogna dire che, anche in questo caso, i timori non sono del tutto infondati. I rischi, esistono e vengono studiati e monitorati dai vaccinatori e dai responsabili di strutture e commissioni vacciniche pubbliche. Comunque, un vaccino non viene messo in produzione prima che si arrivi a una standardizzazione della produzione del vaccino stesso. Anche oggi, prima di ricevere l’approvazione da parte dell’OMS e degli enti regolatori nazionali, i vaccini vengono sottoposti a studi clinici rigorosi per accertarne l’idoneità agli standard internazionali riconosciuti relativi alla loro sicurezza ed efficacia.





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