Il monito di Dom Ogliari: "Qualsiasi guerra è sempre una sconfitta. Per tutti, anche per chi vince"

Il monito di Dom Ogliari: "Qualsiasi guerra è sempre una sconfitta. Per tutti, anche per chi vince"

L'ANNIVERSARIO - Le parole dell'Abate di Montecassino a 78 anni dalla distruzione del Monastero avvenuta il 15 febbraio del 1944. L'Alto prelato richiama l'attualità: "Ogni forma di violenza, non importa se piccola o grande è sempre detestabile, e va contrastata con un impegno concreto per la pace"

di Francesca Messina

In occasione del 78° anniversario della distruzione dell'Abbazia di Montecassino e delle vittime del bombardamento del 15 febbraio del 1944, questa mattina, il Padre Abate dom Donato Ogliari, ha presieduto la celebrazione eucaristica nella Basilica Cattedrale del Monastero.


"Qualsiasi guerra - ha detto nell'omelia l'Abate di Montecassino dom Ogliari  - quando uno dei due contendenti si aggiudica la vittoria, è sempre una sconfitta per tutti, innanzitutto per la perdita di vite umane causata, e poi perché genera sfiducia nella reale capacità dell’essere umano di trasformare questa «aiuola che ci fa tanto feroci» in un luogo di convivenza pacifica e di fratellanza universale. Dall’altra, per noi cristiani ogni forma di violenza, non importa se piccola o grande è sempre detestabile, e va contrastata con un impegno concreto per la pace che si verifica, in primo luogo, nell’assumere uno stile di vita quotidiano non-violento, radicato nell’amore cristiano.

Anche ciascuno di noi, nel proprio ambito, è chiamato ad essere un artigiano di pace e a testimoniare la potenza non-violenta dell’amore anche in mezzo alle avversità. Ma perché ciò avvenga occorre che ci purifichiamo da quelle sacche di violenza che, talora senza che ce ne avvediamo, sono presenti nel nostro cuore, nella nostra mente, nelle nostre parole e nelle nostre azioni. Un noto monaco e scrittore del secolo scorso, Thomas Merton, diceva che la pressione causata dalla velocizzazione e dalla frenesia della vita moderna è già una forma, forse la più comune, di violenza, poiché la frenesia, la fretta del “tutto e subito” ci rende nervosi e neutralizza la nostra energia positiva, il nostro bisogno di fermarci e raccoglierci, di coltivare la nostra vita interiore alla luce della parola evangelica e della preghiera, che fungono da guida alla nostra ricerca di pace.

Dobbiamo convenire che spesso viviamo le nostre giornate rincorrendo una molteplicità di richieste, inerenti alla famiglia, ai figli, al lavoro, alle relazioni sociali, col conseguente accumulo di spossatezza e di ansia (spesso “da prestazione”), non di rado accresciute dal tempo che si spende alle prese con l’uno o l’altro strumento digitale. Tra le conseguenze negative della velocizzazione, a cui siamo un po’ tutti sottoposti, rientra anche l’aggressività verbale. Quante parole divisive o sprezzanti vengono pronunciate e disseminate lungo l’arco di una giornata, soprattutto attraverso i social. E quante volte anche noi, di fronte ad affermazioni che non condividevamo, abbiamo sperimentato un moto istintivo di irritazione, talora represso e talaltra manifestato verbalmente o gestualmente.


Già l’apostolo Giacomo affermava che la lingua può essere «piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. Dalla stessa bocca escono benedizione e maledizione». E continuava: «Non dev’essere così, fratelli miei! La sorgente può forse far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara?» Sì, anche con le parole, che – come dice in maniera colorita papa Francesco – «possono essere (…) coltelli, spade o proiettili», possiamo infangare l’onorabilità e la rispettabilità dell’altro, insozzando l’immagine di Dio che vi è in lui.

Ancora una volta - ha continuato l'Alto Prelato - occorre che vigiliamo attentamente sul nostro cuore e sulla nostra mente. Gesù stesso ci ha detto che il vero campo di battaglia, dove l’inclinazione alla violenza e il desiderio di pace si incontrano e si scontrano, è proprio il nostro cuore. È vero, spesso facciamo fatica a riconoscere o abbiamo timore ad ammettere la complessità dei desideri e degli impulsi che si intersecano dentro di noi, soprattutto se si tratta di desideri e impulsi negativi. E tuttavia, «la via che conduce alla pace passa dall’accettazione della verità. Anche la più piccola parte di noi stessi che noi rifiutiamo di accettare si trasformerà in un nemico, costringendoci sulla difensiva.


Carissimi - ha concluso l'Abate dom Ogliari  - il modo migliore per “fare memoria” delle atrocità della guerra affinché ci siano di monito e non si ripetano più, è proprio quello di impegnarci noi per primi ad evitare che nella nostra quotidianità si insinuino parole o atteggiamenti violenti e bellicosi. Impegniamoci, nel nostro piccolo, ad essere artigiani di pace, ossia a cercare instancabilmente ciò che porta alla pace e ad edificare quest’ultima nei solchi della nostra quotidianità attraverso la concreta testimonianza dell’amore che Gesù ci ha insegnato".

Alla celebrazione eucaristica hanno preso parte il sindaco di Cassino, Enzo Salera, unitamente al prefetto di Frosinone, Ernesto Liguori, e ad esponenti politici quali la presidente del Consiglio comunale, Barbara Di Rollo, gli assessori Luigi Maccaro e Maria Concetta Tamburrini, i consiglieri Alessandra Umbaldo e Bruno Galasso, il Com. Provinciale dei Carabinieri Alfonso Pannone con il Tenente Antonio Sarno della Compagnia di Cassino, il Com. Provinciale della GdF Colonnello Cosimo Tripoli, il Colonnello Salvatore Rapuano Comandante del Gruppo di Cassino, il Colonnello Valerio Lancia Comandante dell'80° RAV Roma con il Sergente Maggiore Antonio Cangiano.

A margine il ricordo di Salera, Di Rollo e Grossi

"Sono trascorsi 78 anni da quel tragico giorno  - ha detto il sindaco Enzo Salera  - in cui la gloriosa Abbazia venne completamente rasa al suolo. La prima bomba fu sganciata alle ore 9.45 dagli Alleati nella convinzione che essa rappresentasse un caposaldo delle linea difensiva dei tedeschi. È stata una pagina dolorosa, sempre viva nel ricordo dei cassinati e del mondo intero. Tanti i civili che tra quelle macerie trovarono la morte. Ricordare è fondamentale per non ripetere gli orrori della guerra che da sempre è distruzione e morte. E' infatti, attraverso il ricordo e la memoria che si aiuta la formazione e la crescita della coscienza dei giovani che potranno essere a loro volta portatori di conoscenza e di valori di tolleranza verso le generazioni future.” 


"Commemoriamo - ha evidenziato la presidente del Consiglio Comunale Barbara Di Rollo  - perché tali disastri non accadano mai più e che nessuno mai debba soffrire gli orrori di una guerra".
"L'Abbazia di Montecassino è risorta da quelle macerie, com'era e dov'era - ha dichiarato l'Assessore alla Cultura Danilo Grossi  - dimostrando forza e coraggio come tutto il suo popolo".





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