Le ragazze del centralino: una serie Netflix al femminile

RUBRICHE - Siamo nel 1920, in Spagna, e le protagoniste sono delle centraliniste che stringono un forte legame d’amicizia sul posto di lavoro. Ecco il racconto di Vanessa Carnevale

Esattamente una settimana fa ho terminato l’ultima stagione di una serie Netflix che, a discapito delle altre viste in precedenza, mi ha lasciato svariati input su cui riflettere e altrettante motivazioni per portare avanti le mie idee anticonformiste e (per tanti versi) alquanto rivoluzionare. La serie in questione si chiama “Le ragazze del centralino” e, come si evince dal titolo del mio articolo e dalla piccola introduzione fatta poc'anzi, ruota intorno all’universo femminile, snocciolando temi/argomenti complessi che (specie in tempi passati) erano considerati indecorosi e deplorevoli.

Siamo nel 1920, in Spagna e le protagoniste sono delle centraliniste che stringono un forte legame d’amicizia sul posto di lavoro…un’amicizia che le accompagnerà fino all’ultimo momento della loro vita. I loro nomi sono Marga, Lidia, Carlota, Angeles e Sara, ognuna dal carattere peculiare e distinto, ma dotate di una tempra e di una tenacia tali da rischiare la vita, pur di far sentire la propria voce. I temi affrontati sono tanti e ciascuno ha una sua importanza, citando i più salienti:

  1. la violenza domestica;
  2. l’emancipazione femminile;
  3. la predilezione della scelta di un uomo nello svolgere lavori più complessi, scartando immediatamente l’ipotesi che quel posto possa essere occupato da una donna;
  4. L’omosessualità, specie se al femminile;
  5. La gelosia;
  6. Il tradimento e la vendetta;
  7. La maternità, contrapposta all’impossibilità di concepire;
  8. Il divorzio;
  9. Il sentirsi prigionieri di un corpo che non si sente proprio e la voglia di cambiare sesso (nel corso negli episodi, infatti, Sara diventerà Oscar);

Insomma possiamo dire che fragilità, paure, difficoltà insormontabili e preoccupazioni circa il proprio futuro possono essere superate se si crede fermamente nei propri ideali e se, accanto a noi, abbiamo degli amici sinceri su cui poter contare e che  combattono a testa alta per i propri diritti. Io ho amato ognuna di loro, ho invidiato il loro coraggio, ho ammirato il forte legame che le univa e ho sperato, nel mio piccolo, di poter essere così impavida nel futuro che mi aspetta.

Perchè se ora abbiamo la possibilità di dire la nostra, di studiare, di essere indipendenti e di non sottostare più ad un uomo è solo grazie a loro e a tante altre che, negli anni passati, hanno lottato con coraggio e audacia. Il percorso non è finito, la strada da compiere è ancora in salita ma possiamo farcela. Non mollate mai ragazze!





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