Ecco perché potrebbe servire la quarta dose nella lotta al Covid

Ecco perché potrebbe servire la quarta dose nella lotta al Covid

RUBRICHE - L'approfondimento settimanale di Angelo Franchitto fa il punto sugli scenari futuri della campagna vaccinale in Italia

di Angelo Franchitto

Il nuovo anno inizia ancora all’insegna della pandemia. Addirittura ci sono paesi che pensano al lockdown per non vaccinati. Insomma, in tutto il mondo i vari governi introducono nuove regole per cercare di contenere il più possibile la variante Omicron. Tra Natale e l’inizio del nuovo anno, la nuova variante continua a dilagare nel mondo e a far aumentare i contagi. Per questo, da Israele al Cile, alcune nazioni pensano a intervenire con un nuovo booster di vaccino per contenere i casi. Come accaduto già per la terza dose, in Israele, parla il primo ministro Naftali Bennett, il quale spiega che il Paese è pronto a testare un nuovo booster.

Così, gli israeliani di età superiore ai 60 anni, le persone immunodepresse e gli operatori sanitari potranno presto beneficiare di una quarta vaccinazione per proteggere le categorie più a rischio contro questo virus. Comunque, l’annuncio arriva a seguito della raccomandazione di un gruppo di esperti. Infatti, dobbiamo ricordarci che, i cittadini di Israele sono stati i primi al mondo a ricevere la terza dose del vaccino contro il Covid-19. Inoltre, è proprio la popolazione di questo piccolo stato che continua a fare da pioniere anche con la quarta dose. Ad oggi però, l’EMA, attraverso le parole di Marco Cavaleri.

Fa presente che non è possibile pensare a fare un booster ogni tre o quattro mesi. L’attesa sicuramente è dovuta anche al fatto che, secondo gli esperti, Omicron sta avendo effetti meno gravi del previsto. Ugualmente, in Cile, il ministro della Salute, Enrique Paris, annuncia che la campagna per la quarta dose parte dopo il 15 febbraio 2022. Insomma, anche il Cile è pronto a intervenire per un secondo booster su tutta la popolazione. Dunque, sembra certo che non esiste un vaccino che dia una immunità definitiva. Ma, al tempo stesso, sembra che la nuova variante stia indicando che si va verso un alta contagiosità, ma senza conseguenze gravissime. Per queste ragioni è importante temporeggiare prima di iniziare con il nuovo richiamo. Ma, quando inizierà il processo di vaccinazione in Cile con la quarta dose, la precedenza andrà a gruppi selezionati come sensibili. Quindi si comincia con anziani, personale sanitario e persone che presentano comorbilità. Allo stesso modo, anche l’Unione Europea si prepara a rafforzare il vaccino. Questo è, per esempio, il caso della Germania.

Anche il Comitato tecnico scientifico tedesco sta pensando a una quarta dose di vaccino. La quarta dose sarà probabilmente necessaria. A dirlo è il ministro della Salute tedesco, Karl Lauterbach, in conferenza stampa a Berlino. Infatti, ancora non sappiamo quanto tempo regga il booster. Dunque, non possiamo escludere a priori la necessità di ulteriori dosi. Così spiega Lauterbach la necessità di preparare la Germania al nuovo richiamo. Il ministro ha annunciato anche che il Paese ha già ordinato 80 milioni di dosi Pfizer/Biontech. Insomma, le precauzioni sembrano non essere mai troppe. Inoltre, i tempi per i richiami potrebbero essere ben più lunghi e magari osserveremo un virus che si adatta sempre più al nostro organismo.

Ma, allora, perché è necessario un altro richiamo? Spiega il dottor Carlo Federico Perno, direttore di microbiologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, il calendario vaccinale classico per i bambini e più o meno per tutte le vaccinazioni prevede due dosi ravvicinate e poi una terza dose di richiamo a sei mesi o a un anno. Questo perché questi sono i tempi per una risposta ottimale dell’organismo al vaccino. Si tratta di un meccanismo che è comune più o meno a tutti i vaccini che conosciamo. In realtà, l’errore della campagna vaccinale è stato quello di comunicare che con due dosi si era completamente protetti.

Infatti, ribadisce il direttore di microbiologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, la terza dose era già scontata fin dall’inizio, per completare il ciclo vaccinale. Semplicemente, nel caso della vaccinazione contro il Covid-19, non abbiamo rispettato i tempi classici delle due dosi a distanza di 3-4 settimane e la terza dose a sei mesi. Cosa che invece accade per tutte le altre vaccinazioni. Proprio per questo i medici reputano del tutto normale che se non si fa la terza dose entro un lasso di tempo ragionevole ci sia una naturale diminuzione della protezione. Dobbiamo immaginare una gara, se stiamo in vantaggio e ci fermiamo nel mezzo della corsa, daremmo il tempo ai nostri avversari di raggiungerci. Dunque, la terza dose va pensata come il normale completamento del ciclo vaccinale.

Bisogna, invece spiegare le ragioni per cui pensare a una quarta dose. In questo caso, spiega Perno, c’è un tentativo di mantenere il controllo sul virus dovuto al fatto che il Covid-19 è un microrganismo che si sta adattando a noi. Proprio perché nuovo e non ci conosce, varia continuamente, rendendo necessario rinnovare la protezione per tutta la popolazione. Allo stesso tempo, la storia della vaccinologia ci ricorda che la tabella di marcia a tre dosi garantisce una protezione pluriennale. Questo significa che, in condizioni normali non ci sarebbe ragione di pensare alla quarta dose.

Ma, in questo caso particolare, poiché siamo venuti a contatto con un virus completamente nuovo, dobbiamo ragionare in modo diverso. Infatti, per i soggetti fragili e per coloro che hanno una risposta immunitaria debole, è molto probabile che la quarta dose possa avere una logica perché rappresenta un ulteriore stimolo e un rinforzo al sistema immunitario. Questo è, al momento, il punto della situazione nella lotta alla pandemia.





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