Riflessioni sul Natale. Gli auguri del prof. Mario Costa

Riflessioni sul Natale. Gli auguri del prof. Mario Costa
di autore Mario Costa - Pubblicato: 24-12-2021 00:00

OPINIONI - Il 25 dicembre nell’antica Roma veniva celebrato il solstizio d’inverno. Era una festa accompagnata da incontenibile gioia perché il sole ricominciava a splendere. Si venerava infatti il “Sol Invictus”. Il Natale cristiano è bello per tutti. Anche per chi non lo vive in una chiesa. E’ bello perché ha al suo centro un bambino: la gioia che nasce in ogni momento, la vita che si rinnova, la fiducia nel futuro

di Mario Costa

Eravamo indecisi sull’argomento di cui occuparci. D’improvviso una luce: l’ha accesa una frase, una bella frase, buttata lì dal consigliere, “orgogliosamente santangelese”, Franco Evangelista durante il consiglio comunale di ieri mattina nella sala Restagno del Comune. Complice forse il clima natalizio, ha rivolto a tutti, Sindaco e colleghi, i tradizionali auguri per il Natale in arrivo. Ma non si è fermato qui. Li ha accompagnati con la seguente filantropica esortazione: “Noi dobbiamo essere più per il prossimo che per noi stessi”.

Esortazione, come si vede, non molto dissimile da quell’ “ama il prossimo tuo come te stesso” di evangelica memoria. Pronunciata da un illuminato pastore dal pulpito di una chiesa, quella esortazione non avrebbe prodotto lo stesso effetto che ha avuto, sia pur per un attimo solo, in quella sala da taluni immaginata sempre e soltanto “grigia e sorda”.

E’ la luce del Natale in arrivo che “illumina” le menti dei più, abbiamo pensato. Che bello! Da qui, ad una personale riflessione sul Natale, il passo è stato breve. Un aspetto di questa festa che ci ha sempre colpito è stata proprio la luce: le case illuminate dalle lucette dell’albero, le strade e le piazze dalle luminarie, le vetrine più lucenti del solito. E’ la festa che cade nel giorno in cui a piccoli passi la luce comincia a riprendere il sopravvento sul buio. Con pochi giorni di ritardo rispetto a quello ormai sancito dalla scienza, il 25 dicembre nell’antica Roma veniva celebrato il solstizio d’inverno. Era una festa accompagnata da incontenibile gioia perché il sole ricominciava a splendere. Si venerava infatti il “Sol Invictus”, un appellativo religioso attribuito a diverse divinità nel tardo impero romano.

I cristiani (l’era delle persecuzioni era finita con Diocleziano) presero in prestito, se così si può dire, questa festa pagana perché vedevano in Gesù il sole venuto dall’alto per illuminare quelli che stanno nelle tenebre. Ecco, si è portati a pensare che il vero senso del Natale cristiano in questo tempo difficile, afflitto dal Covid, per credenti e non, sia quello della luce del bene che vince il male, dell’amore che supera l’odio, della vita che sconfigge la morte. Sta qui la bellezza di questa festa.

Ma il Natale cristiano è bello per tutti. Anche per chi non lo vive in una chiesa. E’ bello perché ha al suo centro un bambino: la gioia che nasce in ogni momento, la vita che si rinnova, la fiducia nel futuro, l’impegno a costruirlo migliore in forza dell’amore per quel bambino.

Il Natale dunque ritorna, come ogni anno, con il suo carico di emozioni, con le sue luci, i suoi riti, i suoi colori, che però, per molti di noi un po’ avanti negli anni, hanno finito per perdere gran parte del loro significato in un tempo dominato dalla legge dell’apparire e dell’effimero. Ma bisogna sapersi adattare a vivere il tempo che cambia le cose. Così, con i nuovi potenti mezzi di comunicazione, è cambiato anche il modo di farsi gli auguri. Del resto, nell’era dei telefonini, come poteva essere altrimenti?

Comunque, a tal proposito, ognuno li faccia come vuole gli auguri. Tutti i modi sono rispettabili, tranne quelli cui si mescola l’ipocrisia. Per quanto ci riguarda, non augureremo mai il buon Natale ai violenti, ai ladri di Stato, agli sfruttatori, a quanti tengono il piede in più scarpe, a quanti si danno da fare per fregare quel “prossimo” che invece dovrebbero amare come se stessi. Buon Natale invece ai nostri bambini; a quei tanti che, per amore della famiglia che devono mantenere, corrono al luogo di lavoro, anche se lo odiano; ai bisognosi (veri) del reddito di cittadinanza per sopravvivere; ai tanti che si danno da fare per operare onestamente, in ogni campo; ai tanti che sognano un futuro migliore per l’Italia, ed anche per la nostra città.

Un augurio affettuoso, infine, a questo giornale, al suo direttore e a quelli che ci lavorano con ammirevole passione civile.

E Buon Natale anche a Franco Evangelista per aver ricordato, con sante parole, che i politici devono darsi da fare più per il prossimo che per se stessi.





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