Crisi Stellantis e precarietà del lavoro, il monito del vescovo

Crisi Stellantis e precarietà del lavoro, il monito del vescovo

IL FATTO - Antonazzo nel suo messaggio di auguri di Natale ha posto l'accento sulla difficile situazione dello stabilimento di Piedimonte San Germano, senza dimenticare gli operai delle fabbriche dell'indotto. Tutti i dettagli

di Francesca Messina

Il Vescovo della Diocesi di Sora, Cassino, Aquino e Pontecorvo, Monsignor Gerardo Antonazzo in occasione delle festività natalizie ha inviato il suo messaggio di auguri, sottolineando la particolare vicinanza alle tante famiglie in difficoltà e ai dipendenti FCA. L'Alto Prelato nella sua missiva ha evidenziato: "Cari amici, esprimo una particolare vicinanza alle famiglie in difficoltà, ai fratelli della Casa Circondariale di Cassino, ai ricoverati nei Presidi Ospedalieri di Sora e Cassino, alle Case di Cura, agli ammalati accolti negli Hospice, agli anziani nelle RSA. Penso ai tanti dirigenti e imprenditori onesti che faticano nella ripresa delle loro attività produttive. Penso ai molti lavoratori e lavoratrici che subiscono la precarietà del lavoro, in particolare agli operai dello stabilimento Stellantis/FCA di Piedimonte San Germano e ai dipendenti dell’indotto che hanno una significativa rilevanza".

"Nel Natale Dio​ - ha continuato il Vescovo Antonazzo​ - ritorna a sporcarsi le mani con le nostre miserie: la prima volta si è sporcato le mani per creare l’uomo dal fango, nel Natale si sporca le mani per togliere l’uomo dal fango. Dio insegna come rimboccarsi le maniche e sporcarsi le mani, e fare anche noi molto di più. Impariamo a passare dalle parole ai fatti. Papa Francesco ha citato don Tonino nell’omelia per la Giornata mondiale dei poveri: “Di recente mi è tornato in mente quel che ripeteva un Vescovo vicino ai poveri, e povero di spirito lui stesso, don Tonino Bello: «Non possiamo limitarci a sperare, dobbiamo organizzare la speranza».

A noi, specialmente a noi cristiani, tocca​ organizzare la speranza, tradurla in vita concreta ogni giorno, nei rapporti umani, nell’impegno sociale e politico” (14 novembre 2021). A me piace immaginare il Natale come l’iniziativa con cui Dio propone il suo PNRR nel quale presenta la transizione più urgente e necessaria: la transizione dalla disperazione alla speranza.

Il Natale insegna come venire incontro alle povertà, alle solitudini, alla sacralità inviolabile della vita, al degrado educativo e sociale, alle “colonizzazioni ideologiche” che in forma di vera e propria dittatura culturale graffiano e manipolano la verità della persona umana. E quando restiamo impotenti dinanzi alla sofferenza e non riusciamo a risolvere la malattia, non possiamo farci forti eliminando la vita delle persone. Il Natale è la festa della prossimità alle fragilità, della cura, del farsi carico di ogni “altro”, in nome e per amore dell’Altro.


La bellezza dei presepi​ - ha concluso S.E. Monsignor Antonazzo​ - ci deve lasciare solo a bocca aperta, ma deve migliorare il battito cardiaco dell’amore. Ringrazio i tanti volontari impegnati nelle associazioni laiche e cattoliche, presenti nelle molteplici urgenze ed emergenze del nostro territorio, dimostrando così di essere operatori di speranza. La molta felicità di pochi si chiama egoismo; un briciolo di felicità per tutti può cambiare il mondo. A ciascuno offro la mia paterna e operosa vicinanza. Sarà un Natale diverso, se ci renderà migliori. Auguri di buon Natale, di vero cuore".





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