Il Pd riparte male: il Congresso sarà solo un "votificio"

Il Pd riparte male: il Congresso sarà solo un "votificio"
di autore Mario Costa - Pubblicato: 10-12-2021 00:00

OPINIONI - Domenica il Circolo di Cassino è chiamato ad eleggere il nuovo segretario: solo poche ore per la discussione, dopo due anni e mezzo di commissariamento. Dibattito mortificato. Mario Costa, dirigente del Partito sin dai tempi del Pci, mette in guardia: "La militanza non è un pranzo di gala"

di Mario Costa

Domenica il Partito Democratico della Città Martire tiene il suo congresso. Ed è questa una notizia. Anzi una buona notizia per chi guarda con occhio benevolo tale forza politica. Sostanzialmente lo è perché a distanza di più di due anni e mezzo si porrà fine alla gestione commissariale e si ripristineranno – si spera - la indispensabile dialettica e la normalità democratica che devono caratterizzare la vita di ogni partito che si rispetti.

Il Congresso è chiamato ad eleggere il segretario, il direttivo, la commissione di garanzia e il tesoriere di quella che una volta si chiamava Sezione e da qualche anno in qua invece si chiama Circolo. Parola che a noi, nostalgici del vecchio conio, è sempre giunta vagamente strana perché a prima botta – chissà perché? - ci porta alla mente i circoli ricreativi delle specie più varie. Ma è un problema personale nostro del quale prima ce ne facciamo una ragione, meglio è per noi.

La parte della notizia che ci pare meno buona riguarda invece la strutturazione del programma dei lavori congressuali. In particolare colpisce (parecchio, poco o per niente, dipende dalle singole sensibilità) il contrasto tra il poco spazio riservato al dibattito (ore 9.30-12.00) rispetto a quello per le votazioni. Queste infatti possono prendere il via alle ore 11, peraltro a dibattito ancora in corso, per fermarsi alle ore 16. Qualche rude custode della neo ortodossia di fronte al rilievo di chi scrive o al mugugno di qualcuno potrebbe ricordare e far notare che dal fu renzismo piddino (se non anche pure un po’ prima) l’organizzazione dei congressi sezionali, - pardon, dei circoli! - ha seguito sempre il modello proposto anche per domenica prossima. Dunque, pure questa volta, tanto tempo per le votazioni (5 ore), la metà del tempo, due ore e mezza, per il dibattito.

Il non confrontarsi più “de visu” da quel dì, complice anche il Covid, poteva forse suggerire di non ripercorrere il vecchio tratturo, ma una articolazione diversa dei lavori congressuali. Cose da dire, dopo tanto silenzio, non mancano di certo. Comunque poco importa se prevarrà, a partire dal lunedì della prossima settimana, la volontà di recuperare il tempo perduto e, con al bando ogni polemica, si darà vita da lì in poi ad effervescenti, intelligenti e produttivi dibattiti, confronti di idee, produzioni di proposte operative da parte dell’organismo dirigente cui sarà affidato il non facile compito di far ripartire, foss’anche non a tutto gas, la macchina del Pd cittadino.

Se così sarà, come speriamo che sia, soffrano pure, dunque, quegli inguaribili (o trinariciuti, dipende dai punti di vista) nostalgici di quei bei congressi dei partiti della sinistra del tempo che fu, quando si aprivano il sabato con una chilometrica relazione del segretario uscente, per protrarsi sino a sera e riprendere nella mattinata della domenica. In quei congressi dove non poteva mancare qualche buona idea e i saluti portati dagli esponenti degli altri partiti. Dove ci si confrontava (e ci si scontrava anche) sulle questioni di alta (o meno alta) politica, sulla condizione dei lavoratori, sulle questioni sociali, come sui problemi “spiccioli” che l’amministrazione locale trascurava. E – cosa di non poco conto - ove votavano quelli che avevano presenziato e partecipato a quel dibattito. Nessuno, tra quelli che se n’erano stati al calduccio di casa o a passeggiare sui marciapiedi della via centrale del paese o a fare dell’altro in qualche altro posto, riceveva dal capobastone la telefonata e il sollecito a raggiungere il luogo del congresso per votare. Il capobastone, lì piantato, con l’elenco degli “esponenti” della propria cordata in mano.

A questo proposito, per un aiuto a scongiurare la malaugurata riproposizione di un tale (mal)costume, basterebbe una rilettura della parte iniziale dell’articolo due del Codice Etico, dal titolo “Principi di riferimento dei comportamenti individuali e collettivi”. Precisamente là dove si legge che “le donne e gli uomini del Pd considerano il pluralismo una ricchezza e scelgono il confronto democratico come metodo per ricercare scelte condivise”. Il confronto democratico, appunto. La “cosetta” cui abbiamo posto sinora l’accento in questo nostro dire. Si tratta di un valore da cui, ne siam sicuri, “le donne e gli uomini” del Pd cassinate sapranno lasciarsi guidare. Il modo diverso con cui si sta andando a questo congresso, fanno ben sperare. Il Partito di Cassino può contare su molti giovani in gamba, motivati, di sani principi. Basta si lascino guidare da valori alti, lavorino insieme, si aprano all’ascolto. C’è anche una bella avanzata in questa forza politica di “amazzoni”, donne capaci, in gamba, intraprendenti (qualcuna un po’ troppo, ma, aiutata, saprà disciplinarsi). E’ un fatto positivo perché appunto, se disciplinata, tale avanzata potrà favorire la crescita del partito cassinate impegnato a “rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla parità di genere nella partecipazione politica”, così come detta lo Statuto.

Da ultimo, ma non per importanza, ci pare doveroso aggiungere, la capacità di garantire la presenza sul territorio e di stare vicino a chi nella crisi pandemica è rimasto indietro, tra quei concittadini dove c’è tanto disagio, tanta diseguaglianza e povertà. Andare, ritornare, nei quartieri popolari, davanti alle fabbriche dove non si va più da tempo. Eppure è un luogo assai formativo per la cresciuta politica di ciascuno, non solo dei più giovani. Anche perché qui ci sentiremo raccontare una storia un po’ diversa rispetto a quella dove “tutto va bene”. Perché il nostro è anche un Paese dove si licenzia online o con un sms, dove la cassa integrazione è cresciuta a dismisura, dove c’è gente che ha bisogno di aiuto.

Come ebbe a dire qualcuno, cioè che “la rivoluzione non è un pranzo di gala”, anche la militanza, fatte le dovute proporzioni…





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