Varianti sotto l'albero: Natale con l'incognita Omicron

Varianti sotto l'albero: Natale con l'incognita Omicron

RUBRICHE - Emergenza Covid e campagna vaccinale: i numeri e l'analisi di Angelo Franchitto nel suo consueto appuntamento del martedì

di Angelo Franchitto

Mentre pensiamo al Natale, ormai prossimo, arriva la nuova variante di Sars-Cov2 ribattezzata Omicron. Festa finita? Sicuramente le autorità di tutto il mondo sono in allerta. Proprio la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen è la prima a dire che si tratta di una corsa contro il tempo per contrastare gli effetti di questa mutazione scoperta in Sudafrica.

Dopo gli annunci del Presidente del Consigli Mario Draghi, che parlavano di un Natale diverso da quello dello scorso anno, ricadiamo nell’incubo. Ancora è presto per parlare, ma gli allarmi di ministri e istituzioni sanitarie rimbalzano da giorni sui giornali e nelle trasmissioni televisive che non esitano a utilizzare titoli forti. Ma cosa possiamo davvero dire a proposito di Omicron?

Certamente la scoperta è recentissima, troppo presto per sapere dell’efficacia dei vaccini esistenti sul mercato nel prevenire il contagio e il Covid grave. In breve, la stessa Von der Leyen avverte che servono almeno dalle due alle tre settimane per avere una visione completa della situazione. Questo è il tempo necessario per capire se e fino a che punto la nuova variante è in grado di eludere la copertura vaccinale. In Italia parla Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute Speranza. Le sue sono parole che infondono fiducia. Infatti, comunica che arrivano comunicazioni da tutti i Paesi che hanno già diagnosticato la variante nuova e che non ha una maggiore gravità rispetto a quelle che già conosciamo.

L’altra cosa molto positiva, e che arriva da Israele, è che i test attualmente disponibili continuano a diagnosticarla. Dunque, se non ha bypassato i test, questo significa che anche i vaccini potrebbero continuare a funzionare. Eppure non siamo poi così tranquilli. Infatti, tutte le informazioni che abbiamo al momento arrivano dal Sudafrica. Il paese ha la popolazione tra le più povere al mondo e una copertura vaccinale molto bassa, intorno al 20%. Una protezione praticamente nulla rispetto a un qualsiasi paese europeo. Inoltre, i dati che abbiamo a disposizioni, non sono altro che dei resoconti clinici, dati empirici, non sperimentali. Dunque, Per avere indicazioni più chiare degli effetti della variante Omicron si dovrà aspettare di avere un numero di dati statisticamente rilevante dai quali sarà poi possibile arrivare a delle evidenze scientifiche. Intanto facciamo i conti con quelle che sono delle esperienze dirette, cioè i casi che si stanno manifestando in tutto il mondo.

Da queste osservazioni e dalle prime analisi, abbiamo oggi i pareri di scienziati e professionisti autorevoli. Tra questi ci sono anche quelli di chi dirige e lavora nelle case farmaceutiche, che si sono spinti a dare una lettura degli eventi fin qui osservati. Prima a parlare è Angelique Coetzee, presidente della Associazione dei medici del Sudafrica. Proprio la dottoressa che opera nel paese dove è stata scoperta la nuova variante, spiega in una sua intervista alla BBC, che tutto quello che stiamo vedendo clinicamente in Sudafrica non è per nulla qualcosa di catastrofico. Così la dottoressa spiega che, al momento, sono tutti casi lievi. Infatti, nessuno dei pazienti avuti in cura dalla dottoressa e dai suoi colleghi nel paese con test positivo alla nuova variante è poi stato ricoverato.

I sintomi che lamentano principalmente sono per lo più dolori ed estrema stanchezza. Mentre sembra siano completamente assenti i sintomi classici di perdita di gusto e olfatto. Anche se sulla variante Omicron scoperta in Sudafrica si sa ancora poco, la ricerca scientifica va avanti. Infatti, bisogna costantemente aggiornare i vaccini perché restino il più efficaci possibile, e per un periodo sempre più lungo di tempo. Così, anche le case produttrici Pfizer e Moderna dichiarano di essere pronte a sviluppare un vaccino per contrastare Omicron. Ma, ovviamente, preparare un vaccino non è qualcosa che si fa da un giorno all’altro. Secondo gli esperti dovremmo aspettare almeno due settimane per analizzare gli effetti sulla diffusione del virus delle oltre 30 mutazioni riscontrate nella nuova variante.

Un’attesa necessaria per capire se Omicron sia effettivamente più contagiosa e in grado di eludere gli anticorpi indotti dal vaccino. Intanto, Le grandi case farmaceutiche produttrici del vaccino a mRna sono già a lavoro per farsi trovare pronte alla corsa all’aggiornamento. Certamente, di un adattamento del vaccino se ne parla anche in ambito politico. Infatti, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen resta molto attenta all’andamento della diffusione delle varie notizie sulla scoperta del ceppo individuato in Sudafrica.

Proprio per queste ragioni, la Von der Leyen fa leva sulle clausole di aggiornamento dei preparati già previste nei contratti con le multinazionali farmaceutiche. Ma il caso di Omicron fa riflettere molto anche perché, le multinazionali Pfizer e BioNTech prevedono di essere in grado di sviluppare e produrre un vaccino su misura contro una nuova variante in 100 giorni (poco più di tre mesi), nel caso in cui emerga una variante di fuga dal vaccino.

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Queste le parole che hanno scritto le due aziende in una nota congiunta. Un modo per rinforzare la loro posizione di dominanza sul mercato nella produzione e vendita del vaccino. Non si fa attendere la risposta di Moderna, l’altra grande casa farmaceutica che produce un vaccino a mRna. Infatti, sono già in fase di studio due candidati booster multivalenti che sono stati progettati per anticipare mutazioni come quelle emerse nella variante Omicron. Per i dati bisogna attendere però ancora alcune settimane.

Comunque, resta evidente come Moderna stia rapidamente avanzando un candidato booster specifico per Omicron. Si tratta di un vanto per la casa farmaceutica, il cui amministratore delegato è orgoglioso di parlare dei progressi in corso.

Mentre dobbiamo prendere in considerazione che ogni mese vengono prodotte 1,5 miliardi di dosi di vaccini che però non vengono consegnate per la vaccinazione dei paesi più poveri, affidata al programma delle Nazioni Unite COVAX. Infatti, nel corso dei mesi il numero di consegne previste entro fine anno è stato tagliato. Si è passati da 1,9 a 1,4 miliardi di dosi. Tutto questo significa che, l’Africa si trova oggi con 150 milioni di dosi in meno, e si prevede di raggiungere il 40% della popolazione solo a marzo 2022.

Stiamo parlando del paese che ha prodotto la prima variante africana nel 2020 e oggi c’è Omicron. Inoltre, bisogna combattere anche lo scetticismo sui vaccini e la mancanza di infrastrutture o di sicurezza che portano allo spreco delle poche dosi disponibili. Questa disuguaglianza nell’accesso ai vaccini crea una competizione tra le grandi potenze mondiali che mettono a disposizione milioni di dosi. Si parla di solidarietà ma anche soft power per una diplomazia dei vaccini che però, finora, rimane sulla carta. Intanto il Natale 2022 è ancora un periodo di incertezza, legato allo stato della pandemia, ma anche alla gestione della campagna vaccinale nel mondo.





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