"Dopo 58 anni sul palco temevo che fosse arrivata la fine"

"Dopo 58 anni sul palco temevo che fosse arrivata la fine"
di autore Alberto Simone - Pubblicato: 16-08-2021 00:00

L'INTERVISTA - I concerti dei Nomadi al tempo del Covid. Da cento date l'anno a meno di venti. L'unica nel Centro-Sud Italia si è tenuta a Santi Cosma e Damiano la sera di Ferragosto. A tu per tu con il fondatore della band, Beppe Carletti, e con il bassista Massimo Vecchi. "L'omaggio ad Augusto Daolio? Lui era un fuoriclasse" [GUARDA LE FOTO]

"Dopo 58 anni che vado sul palco mi è sembrato di veder finita la mia vita". Beppe Carletti, 75 anni compiuti appena quattro giorni fa, cofondatore dei "Nomadi" nel 1963 insieme ad Augusto Daolio, è oggi l'unico dei "padri fondatori" della band più longeva della musica italiana ad essere ancora sul palco. Tra due anni i Nomadi spegneranno 60 candeline e continuano a girare tutte le piazze d'Italia: oltre alle canzoni storiche, anche tanti pezzi nuovi. L'ultimo disco di inediti è di pochi mesi fa. Ma negli ultimi due anni, nonostante la pubblicazione del nuovo album, i concerti live si sono notevolmente ridotti.

Quest'estate l'unica data nel Centro-Sud Italia è stata a Santi Cosma e Damiano, al "Drive In". Pubblico rigorosamente seduto a scacchiera, per garantire il distanziamento. Nulla a che vedere con le piazze stracolme a cui sono abituati i "Nomadi" da oltre mezzo secolo. Ma non appena la fase acuta dell'emergenza sanitaria è terminata, i musicisti hanno deciso di tornare subito in giro per l'Italia. I membri della band hanno decurtato il proprio cachet del 30%, lasciando inalterati i compensi dei tecnici poiché, come sottolineato dal cofondatore e leader della band Beppe Carletti: “I Nomadi non si fermano mai, non ci pieghiamo: è nel nostro DNA”.

Al termine del concerto al "Drive in del Golfo" a Santi Cosma e Damiano, ne abbiamo parlato con il fondatore, Beppe Carletti, e con Massimo Vecchi, bassista e voce del gruppo.

Beppe, cosa significa per i Nomadi fare i concerti nel mezzo di una pandemia?

"E' difficile, ma dopo tanto tempo senza fare concerti c'è ancora voglia. Io sono 58 anni che vado sul palco, mi era sembrato di veder finita la mia vita. Noi facevamo 80, 90, a volte anche 100 concerti l'anno. Passare da questi numeri a fare meno di 20 concerti l'anno sembra che tutto sia finito, ma ci crediamo ancora e andiamo avanti".

Nel nuovo album suonato anche questa sera c'è una canzone dedicata ad Augusto Daolio. E' la prima volta. Come mai?

"Mi sembrava giusto dopo 29 anni dalla sua morte dedicargli una canzone, nessuno può accusarci certo di fare speculazione. Gli abbiamo dedicato una canzone perchè lui è stato un fuoriclasse".

Unica data del Centrosud Italia nel Basso Lazio. Sempre emozionante tornare qui?

"Abbiamo tanti amici e tante persone che conosciamo. E' stata una bellissima serata e un bel concerto. Per adesso è stata l'unica data in questo territorio. Vedremo in futuro".

La speranza, come si legge negli occhi di Beppe Carletti, è quella di tornare presto a macinare chilometri. La serata di Ferragosto a Santi Cosma e Damiano è stata anche l'occasione per festeggiare con il pubblico i 75 anni compiuti da Beppe Carletti il 12 agosto. Le emozioni non sono mancate. Ne abbiamo parlato anche con Massimo Vecchi, bassista e voce del gruppo.

Massimo, è stato bello tornare a suonare nel Sud Lazio dopo una lunga assenza?

"Beh, che dire. Questo territorio ci accoglie sempre alla stragrande e siamo veramente felici di venire tutte le volte che siamo invitati dai nostri amici di questi paesi".

Magari con la speranza di tornarci più spesso nel 2022.

"L'auspicio per il prossimo anno è che sia in circolo tantissima musica perchè quando c'è in circolo tanta musica c'è la possibilità di poter sentire le sensazioni delle persone e poter dare noi tante sensazioni alle persone".

Vi è mancato molto il vostro pubblico? E' difficile, oggi, fare i concerti a cui erano abituati i Nomadi fino al 2019?

"L'importante è essere attivi ed essere a contatto con la nostra gente perchè noi siamo mancati alla nostra gente, ma anche loro sono mancati a noi".

E certamente a tutto il popolo nomade manca molto Augusto Daolio, gli avete dedicato anche una canzone.

"Penso che non manchi solo al popolo nomade, Augusto Daolio è ormai un'artista di dominio pubblico. E per noi, oggi, è un grandissimo onore portare avanti la sua storia".

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