Da Botero alla vita di tutti i giorni: quando l’arte abbraccia la quotidianità 

Da Botero alla vita di tutti i giorni: quando l’arte abbraccia la quotidianità 

RUBRICHE - Dalle interviste rilasciate sui giornali ci imbattiamo in un uomo fuori dalle righe, figurativo, profondamente scisso dalla realtà, tanto celebrato quanto criticato, ma pur sempre distinto. Torna l'appuntamento con Centrifuga(M)ente Vanessa a cura di Vanessa Carnevale

<strong>Vanessa Carnevale</strong>
Vanessa Carnevale

“Metti da parte il libro, la tradizione, l'autorità, e prendi la strada per scoprire te stesso.”
Jiddu Krishnamurti

Fernando Botero, pittore e scultore colombiano, è considerato l’artista vivente maggiormente celebrato al mondo, una sorta di icona dell’arte contemporanea. Dalle interviste rilasciate sui giornali ci imbattiamo in un uomo fuori dalle righe, figurativo, profondamente scisso dalla realtà, tanto celebrato quanto criticato, ma pur sempre distinto.

Uso il termine “distinto” proprio perché la sua idea di dar vita a forme cosi riconoscibili, la sua predilezione nel dipingere ogni aspetto della realtà (oggetti, persone e quant’altro) in proporzioni extra large, è sicuramente un marchio distintivo del suo operato. Ma da cosa nasce questa sua prerogativa artistica? Cosa vogliono realmente comunicare questi soggetti cosi ingombranti? Può questo tipo di arte coinvolgerci emotivamente e piombare nella nostra quotidianità? 

Al perché di questa scelta Botero tira in ballo il tema della sensualità: trovatosi un giorno a raffigurare un mandolino in proporzioni più piccole rispetto alla norma, si accorse che lo strumento (cosi raffigurato) appariva più tozzo e largo, conferendogli una sorta di sensualità, che decise poi di estendere e applicare a tutte le sue future creazioni. Eppure queste dimensioni cosi pronunciate, queste forme voluminose, questa urgenza artistica ed il rispettivo richiamo al fascino non possono lasciarci indifferenti ed evitare un rimando alla sfera psicologica. Quante volte, durante la nostra vita, abbiamo trovato alquanto bizzarro scoprire in persone anagraficamente grandi, in tipi apparentemente duri e distaccati sentimenti genuini, miti e amorevoli? Credo che ognuno di noi abbia fatto questo tipo di esperienza o (presto o tardi) si troverà a farla, proprio come è accaduto a me qualche giorno fa.

Lungi da me far nomi e cognomi ed entrare nel dettaglio della vicenda, mi limiterò a dire che ricorreva il compleanno di una persona adulta che ben conosco, il classico uomo apparentemente duro, freddo ed imperturbabile che non fatica a vivere le sue giornate senza la compagnia di nessuno. Eppure è bastato fargli gli auguri di buon compleanno e porgergli un pasticcino, nel modo più spontaneo possibile, a tirar fuori da quella persona (apparentemente “grande e resistente all’urto”) sentimenti cosi genuini, cosi fragili, cosi terribilmente meravigliosi, più inclini ad un bambino che ad un adulto. 

E se Botero volesse alludere a questo? Se davvero attraverso questo richiamo alla grandezza, al tratto distintivo dell’extra large ed al fascino annesso volesse ricordarci che, dentro ad una qualsiasi forma (grande o piccola che sia), c’è comunque un’anima da tirar fuori? E se davvero fosse un esercizio di maturità, oltre che di stile? 

Chissà.





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