"Quattro passi in Ciociaria" - Su Ruazzo, tra mare e montagna

"Quattro passi in Ciociaria" - Su Ruazzo, tra mare e montagna

RUBRICHE - Oggi Giulia Zaccardelli ci porta in montagna... sul mare! Monte Ruazzo, immerso nel Parco naturale dei monti Aurunci, è un vero e proprio balcone sul mare e sulle montagne che lo circondano

<strong>Giulia Zaccardelli</strong>
Giulia Zaccardelli

La natura come fonte inesauribile di conoscenza. Che è piacere. Che è conoscenza.

Ti manca di più il mare o la montagna? Credo sia un delitto dover scegliere, privandoci così della seducente inquietudine che si prova davanti al mare, quando i pensieri e il cuore seguono il ritmo delle onde, che crescono fino ad abbracciare la terra, per poi tornare indietro, e del senso di appartenenza alla libertà che ti possiede dopo aver scalato una cima, mentre il panorama, la stanchezza e la soddisfazione ti ricordano che sei vivo. Che il tuo cuore batte e che con i passi che stai percorrendo stai riducendo la distanza tra te e la natura di cui fai parte.


Quindi andiamo al mare, ma in montagna. O, se preferite, andiamo in montagna, sul mare!

Da Maranola si possono imboccare diversi sentieri, ma quello che percorriamo oggi ci porta a Monte Ruazzo. Immerso nel Parco naturale dei monti Aurunci, è un vero e proprio balcone sul mare e sulle montagne che lo circondano. Si parte dal rifugio Acquaviva, e si attraversano ambienti diversi: dopo essere saliti passando per una lecceta, ci fermiamo in uno dei primi punti panoramici da cui il mare si mostra nella sua vastità complessa, ma perfetta.

Salutiamo il mare e una faggeta ci ricorda che, dopotutto, siamo in montagna. Ginepro e salvia ci accompagnano durante la salita, in cui incontriamo anche carpini, castagni e noccioli. Immersi tra i faggi, e con i piedi ricoperti di fagiole, una grande cavità carsica si presenta ai nostri occhi: è il fosso di Fabio. Si racconta che, in età preunitaria, Fabio fosse un esattore delle tasse che, al termine del lavoro, lontano da casa, chiede rifugio a chi abita nel bosco.

Le persone che lo ospitano lo coccolano con acqua, cibo, vino e un letto caldo per la notte. Il mattino successivo, però, i soldi sono scomparsi, insieme agli uomini che l’hanno accolto. Fabio è disperato, e chiedendo ad un contadino chi siano davvero, si sente dire di aver dormito nella “casa dei briganti”, che sono ormai lontani con il denaro riscosso. Pur di non macchiarsi di tale disonore, Fabio si suicida in questo fosso, lasciandosi annegare.
Le storie degli uomini si mischiano a quelle della natura, e allora parliamo di contrasti: mare e montagna, generosità e opportunismo, luce e ombra, vita e morte.

La natura, però, non sa quanto per noi uomini possano apparire difficili da accettare tutte queste contraddizioni, e allora ce le mostra nella loro semplicità. Esistono, e noi possiamo vederle, e accettarle, ed innamorarcene.
Superato il fosso, usciamo dalla faggeta ed eccolo lì: il mare da cui si emergono le montagne, adagiate su di lui con leggerezza.

Non siamo ancora in cima: l’ultimo tratto è in salita, non particolarmente ripida, ma sassosa, richiede attenzione. Al respiro, ai passi, ai rumori, ai dettagli che rendono suggestiva la strada. In alto, dove c’è la croce, Lazio, Abruzzo e Campania convivono in un solo sguardo.

Versante meridionale, confinante con la Campania, e cima del Redentore sulla sinistra
Versante laziale
Versante orientale, confinante con l’Abruzzo

Il monte Redentore è alla nostra sinistra, ed è minuscolo rispetto a come ci appare da Formia. C’è anche l’Abbazia di Montecassino, che si mostra in lontananza, nelle giornate senza foschia. Il mare, invece, sembra ancora più grande a 1300 metri. Se fosse qui Nietzsche direbbe: “1300 m al di sopra del bene e del male”. Noi siamo più piccoli, certo, ma abbiamo conquistato questo paesaggio, e un punto di vista privilegiato. Forse è proprio la nostra limitatezza che ci permette di apprezzare tutto ciò che c’è oltre; e di sentirci vivi al di là ogni confine che riusciamo a superare.





Articoli Correlati