Il piano vaccini e l'importanza della logistica, oltre che delle dosi

Il piano vaccini e l'importanza della logistica, oltre che delle dosi

RUBRICHE - Addio alle primule di Arcuri, ecco come è stato rimodulato il piano. L'approfondimento di Angelo Franchitto

<strong>Angelo Franchitto<br></strong>
Angelo Franchitto

Conoscere è il vero vaccino

La lotta al coronavirus continua ad avere la precedenza su tutte le varie questioni del Paese. Ovviamente, come ci ricorda il presidente del Consiglio Draghi, l’Italia non può andare avanti se non usciamo dalla pandemia. Proprio per risolvere questo problema, in governo mantiene lo sguardo sul piano vaccinale. Infatti, a seguito delle somministrazioni di vaccini fatti, già più di due milioni di nostri connazionali sono protetti dal virus. Ma sono ancora troppo pochi per pensare a una immunità di gruppo. Lo dimostra la curva epidemiologica che torna paurosamente a crescere.

Allora ecco che il governo presenta nuove regole e criteri per la vaccinazione in tutte le regioni. Sostenere il processo di vaccinazione in tutta Italia è una premessa fondamentale del nuovo piano vaccinale voluto da Mario Draghi. La macchina politica e il comitato tecnico scientifico lavorano insieme con l’obiettivo di imprimere una forte accelerazione alla campagna di immunizzazione. Ripartiamo ad aprile quando, fino al mese di giugno, per l’Italia sono previste oltre 12 milioni di dosi al mese. Un quantitativo che ci permette di ipotizzare la possibile vaccinazione di almeno 400 mila persone al giorno. Il problema sarà riuscire a fare tutte queste vaccinazioni. Diventa quindi decisiva la logistica.

Pensare a vaccinare tantissime persone significa anche prevedere luoghi di riferimento e unità mobili. Se inizialmente erano stati pensati i padiglioni a forma di primula, luoghi dove  ricevere, in sicurezza, tutti i cittadini per procedere alla vaccinazione, questi non vedranno mai la luce. Dovevano servire a riempire le piazze delle città grandi e piccole per vaccinare la popolazione, ma il progetto di Arcuri viene oggi accantonato. Il problema? Costi troppo alti e tempi troppo lunghi. La nuova idea è quella di pensare ad hangar e caserme. Dunque vengono chiamati in causa qualsiasi posto già pronto all’uso. Si cercano ambienti spaziosi da poter allestire come centro di vaccinazione, e bisogna farlo il più velocemente possibile. Un esempio è il modello drive through di Milano. 

Con un’area occupata di circa 2.000 mq e un parcheggio di 20.000 mq, è il primo ad essere trasformato in Presidio Vaccinale della Difesa. In questi giorni si sta iniziandi con 600 vaccini al giorno.  L’obiettivo è di arrivare a pieno regime con 2.000 vaccini al giorno. Ma la linea alla vaccinazione resta molto delicata. In particolare c’è l’impiego di medici e infermieri militari che sono operativi dal lunedì al sabato dalle 8,30 alle 17,30. Soprattutto siamo all’interno della struttura realizzata dall’Esercito Italiano in collaborazione con la Regione Lombardia, Agenzie di Tutela della Salute (ATS) Città Metropolitana, Comune di Milano, Protezione Civile e Azienda Socio Sanitaria Territoriale Santi Paolo e Carlo, attiva dallo scorso 13 novembre con una capacità di effettuare fino a 800 tamponi al giorno.

Così, il Centro Ospedaliero Militare di Milano mette a disposizione il personale medico e sanitario mentre ASST Santi Paolo e Carlo della Regione Lombardia gestirà tutti gli aspetti organizzativi e amministrativi. Occuparsi dell’organizzazione del piano vaccinale significa permettere a tutta la popolazione di prenotare la propria dose. InIn conferenza con le Regioni, il governo centrale sta cercando un accordo per permettere al paese di muoversi in maniera uniforme.

Ma, insieme ai 138 Drive Through già allestiti dalla Difesa per dare impulso al tracciamento in tutto il Paese, altri sono in programma per promuovere questa attività, in cui, oltre al tracciamento si affiancheranno dei poli vaccinali. Nel nuovo testo viene eliminata come categoria prioritaria quella dei lavoratori essenziali. Si tratta di una scelta che serve a eliminare la possibilità di eventuali tentativi di prevaricazione da parte di alcune categorie. Insomma bisogna arrivare a fare in modo da non permettere che qualcuno salti la fila. Ad oggi si lavora per  organizzare nuovi gruppi target a cui offrire la vaccinazione.  

Ugualmente, questi target saranno, nel tempo, soggetti a modifiche ed aggiornamenti in base all’evoluzione delle conoscenze e alle informazioni a disposizione degli esperti. In particolare si prende in considerazione l’efficacia vaccinale, l’immunogenicità e la sicurezza dei vaccini disponibili in considerazione dei diversi gruppi di età e dei fattori di rischio. Insomma verrà costantemente tenuto sotto controllo dell’effetto del vaccino sulla possibilità d’infezione, sulla trasmissione e sulla protezione da forme gravi della malattia. Mentre nel tempo c’è anche da valutare l’evoluzione della situazione epidemiologica.

Tenuto conto dei parametri che sono presi in considerazione, attualmente, la priorità viene data agli over 80 ed alcune categorie professionali come il personale scolastico e le forze dell’ordine. Ma a queste categorie si aggiungono altre cinque categorie indicate per età e patologie. Il vaccino deve essere dato anche a persone estremamente vulnerabili e a quelle con disabilità grave. A seguire vengono aggiunte le persone tra 70 e 79 anni, poi le persone tra i 60 e i 69 anni e, infine, le persone con comorbidità sotto i 60 anni. Una volta terminate le vaccinazioni per le persone estremamente vulnerabili, si continuerà a vaccinare persone sempre più giovani. Come abbiamo ben compreso, il processo di vaccinazione è un’operazione che deve essere rapidissima per essere efficace. Affinché tutto ciò sarà possibile, fondamentale l’arrivo dei nuovi vaccini.





Articoli Correlati