Le pagelle di domenica 7 febbraio

Le pagelle di domenica 7 febbraio
di autore Alberto Simone - Pubblicato: 07-02-2021 00:00 - Tempo di lettura 2 minuti

RUBRICHE - Claudio e Alberta ignorano il qualunquismo e il populismo dilagante e riescono a far aderire il comune di Cassino all'anagrafe antifascista. L'Unicas incrementa le immatricolazioni e si prepara alle elezioni per il nuovo rettore, intanto arriva un nuovo incarico di prestigio per Giovanni "Il Magnifico". In Consiglio, invece, Peppino va "in letargo". E non trova il coraggio di dimettersi per lasciare spazio ai giovani

 

CLAUDIO DONATELLI
E ALBERTA VALENTE DI POP

La proposta l’hanno lanciata in un giorno niente affatto casuale. Nel Giorno della Memoria. Hanno chiesto al sindaco Enzo Salera di far aderire il comune di Cassino all'anagrafe antifascista. La legge è un’integrazione alle due leggi già in vigore di condanna dell’apologia del fascismo e ideologia nazista, rispettivamente del 1953 (Legge Scelba) e del 1993 (Legge Mancino), che prevede “Norme contro la propaganda e diffusione di messaggi inneggianti a fascismo e nazismo e la vendita e produzione di oggetti con simboli fascisti e nazisti”.  Claudio Donatelli e Alberta Valente di “Pop Cassino” sono stati ‘massacrati’ di insulti sui social. Dal “vedete fascisti ovunque” ai “problemi sono ben altri”. Dell'equiparazione bizzarra del fascismo con il partito comunista (che in Italia ha scritto la Costituzione che si fonda sul legame inscindibile tra democrazia e antifascismo) fino all’elenco delle buche, e dei lampioni non funzionanti in città. 

Quando, due giorni fa, il sindaco Salera ha dato l’ok, gli insulti si sono moltiplicati. Sui social, in modo particolare. Sapevano, i due esponenti di “Pop”, che oltre a ricevere molti incoraggiamenti la loro proposta avrrebbe potuto scatenare altrettante reazioni scomposte. Potevano quindi scrivere al sindaco in maniera privata senza esporsi al “tiro delle freccette” dei detrattori, visto che le reazioni negative non sono state certamente inaspettate . Ma per fortuna c’è ancora qualcuno che non ha paura di esporre con coraggio le proprie idee e di dimostrare che le ideologie non sono affatto superate, come hanno invece provato a farci credere negli ultimi anni a livello nazionale narcotizzandoci di luoghi comuni al grido di “tanto sono tutti uguali”. No: non sono tutti uguali. E l'antifascismo non è un feticcio del secolo scorso. L’Italia è (ancora) una Repubblica antifascista (per legge, non per opinione). Lo ha ribadito di recente la senatrice Liliana Segre: "Io che sono stata vittima dell'odio dell'Italia fascista sento che, dopo anni, sta ricrescendo una marea di razzismo e di intolleranza che va fermata in ogni modo".

Una proposta pop (e rock)

VOTO 9

IL RETTORE DELL'UNICAS
GIOVANNI BETTA

La settimana si era aperta con la conferenza stampa dei Campionati Nazionali Universitari: nonostante l’emergenza e la fase di incertezza, l’Unicas continua a lavorare per l’organizzazione dei Cnu che si dovrebbero tenere dal 28 maggio al 6 giugno. Il condizionale è d’obbligo, per ovvie ragioni. Il rettore Giovanni Betta continua però a lavorare alacremente per fare in modo che l’ateneo sia pronto: e così nel corso della settimana ha presentato in conferenza stampa la mascotte dell’evento: l’orso wojtek. Poi, due giorni fa, Giovanni Betta ha ottenuto un altro importante riconoscimento: è stato eletto nella giunta della conferenza dei rettori delle università italiane. 

L’incarico all’interno della Crui completa dunque il mandato di Giovanni Betta che si avvia agli ultimi mesi di governo: presentò la sua candidatura proprio nel mese di febbraio del 2015 e fu poi eletto a giugno dello stesso anno. In primavera l’ateneo è chiamato alle urne per eleggere il suo successore. E, a dimostrazione che durante i sei anni alla guida dell’Unicas ha provato a mettere da parte divisioni e malumori, la concordia appare tale al punto tutti i nomi che circolano in questi giorni (ufficiosamente) per la candidatura, sono docenti strettamente legati all’attuale rettore. Non si intravedono all’orizzonte candidature di “rottura”. Anche perchè il suo mandato si è caratterizzato proprio per concordia ed ottimismo. Anche nei periodi più bui del maxi debito prima e dell’emergenza Covid poi. Un lavoro apprezzato in ateneo e premiato anche dal territorio con le immatricolazioni che aumentano quest'anno hanno segnato un +3% nonostante l'emergenza Covid.

Giovanni il Magnifico

VOTO 8

L'EX SINDACO DI CASSINO
GIUSEPPE GOLINI PETRARCONE

Quando torna in campo, con il suo carisma, riesce sempre a prendersi la scena. Ma ormai da mesi è assente dalla scena politica. Non brilla per l’opposizione dura e pura che lo ha contraddistinto all’inizio della consiliatura. Ha troncato, almeno per il momento, ogni riavvicinamento con il suo ex gruppo oggi capitanato da Enzo Salera. Giuseppe Golini Petrarcone è negli ultimi tempi il consigliere comunale di Cassino meno presente. Meno incisivo. Certamente, essendo un noto ed affermato professionista, è anche molto preso dalla sua attività lavorativa. Del resto lui non è certamente uno di quei politici che “campano” di politica. I riflettori, quando può, li schiva: del resto non gli manca notorietà e non ha bisogno di visibilità. Tra pochi mesi la consiliatura spegnerà la seconda candelina: ancora per tre anni la città sarà governata da Enzo Salera e dal centrosinistra, salvo elezioni anticipate mai da escludere (ne sa qualcosa Carlo Maria D’Alessandro andato a casa dopo 2 anni e 8 mesi).

In ogni caso, non saranno certamente i prossimi mesi o anni a dare lustro alla carriera politica di Giuseppe Golini Petrarcone, già due volte sindaco di Cassino e protagonista indiscusso della storia politica della città sin dalla fine della Prima Repubblica. Quindi? Quindi potrebbe lasciare il suo seggio al primo dei non eletti: Armando Russo. Un suo fedelissimo, renziano della prima ora e che certamente, anche per una visibilità di cui ha maggiormente bisogno rispetto a Petararcone, c’è da scommettere che spenderebbe tutte le sue energie in Consiglio e difficilmente avrebbe voglia di "andare in letargo". Perchè ciò avvenga serve però  un passo indietro, o anche solo di lato, di Peppino. Servirebbero le sue dimissioni in Consiglio, ritagliandosi il ruolo che nessuno potrebbe invece mai levargli: quello di "padre nobile" del centrosinistra.

Il coraggio che (per ora) manca

VOTO 4





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