Le pagelle di domenica 6 dicembre

Le pagelle di domenica 6 dicembre
di autore Alberto Simone - Pubblicato: 06-12-2020 00:00 - Tempo di lettura 2 minuti

RUBRICHE - L'eccellenza del "Majorana", Mauro che va oltre i selfie e quello sciopero dei sindacati che grida vendetta

 

PASQUALE MERINO

Un diplomato su due trova lavoro in meno di un anno. Il 55% di coloro che conseguono  il titolo di studio all’Itis “Majorana” di Cassino impiegano in media 258 giorni per firmare il primo contratto di lavoro. Non è un vanto del preside dell’istituto. Non sono dati astratti, numeri a caso che potevano essere usati, semmai, in occasione della campagna per le iscrizioni. Lo certifica lo studio Eduscopio della Fondazione Agnelli. La Fondazione  fornisce  altri dati sempre relativi alla posizione lavorativa da cui emerge che la percentuale di diplomati che a due anni dal titolo lavorano  che hanno una qualifica professionale perfettamente in linea con il titolo di studio acquisito è del  41%.  Di questo 41%  il 21,2% ottiene un lavoro di apprendistato permanente; il 21,4 a tempo indeterminato.

Un risultato che premia indubbiamente tutta la squadra dell’Istituto Tecnico e, ovviamente, il preside Merino. Che ha poi evidenziato “La nostra scuola indirizza oltre il 50% degli studenti agli studi universitari. La cosa sorprendente è che soltanto il 7%  del 50% dei ragazzi  iscritti  all’università abbandonano dopo un anno il percorso di studi, rispetto al  dato regionale del 16% ”. Ed è stato sempre il preside ad annunciare nei giorni scorsi dalle colonne de Il Messaggero in una intervista a Elena Pittiglio che “grazie a un finanziamento in arrivo la scuola potrà realizzare una pista di atletica, un campo di basket  e una palestra”. Perchè la scuola non è solo didattica frontale.

Eccellenza del territorio

VOTO 8

MAURO BUSCHINI

“Stamattina ho visitato i Comuni di Atina, Sant'Elia, Villa Latina e Picinisco, con amministratori e tecnici, per verificare la gravità dei danni dopo il nubifragio che ha duramente colpito questo territorio. Sono vicino a queste comunità, la situazione è davvero seria. Oltre alla solidarietà, come Regione vogliamo dare un contributo immediato: già oggi ci riuniremo attraverso piattaforme dedicate, coinvolgendo i tecnici, gli amministratori dei territori colpiti e il capo di gabinetto Albino Ruberti per iniziare una stima dei danni e programmare interventi mirati in base alle necessità. I cittadini chiedono giustamente risposte rapide. Nessuno sarà lasciato”. Così parlava lo scorso 16 ottobre il presidente del Consiglio regionale Mauro Buschini. Il sindaco di Sant’Elia Angelosanto si diceva fiducioso che la Regione avrebbe aiutato il comune, ma a molti quella visita di Buschini era solo uno spot.

L’occasione per postare qualche foto su facebook, ma nulla di concreto. Solo selfie e chiacchiere. Perchè ormai è diffuso il sentimento di antipolitica e di scarsa fiducia anche verso le istituzioni. La regione Lazio sta provando ad invertire la rotta. Quindi dopo quel sopralluogo di Buschini, dapprima, a novembre, è stato dichiarato lo stato di calamità. Quindi ieri l’assessore competente ha annunciato: “In seguito alla dichiarazione dello stato di calamità del comune del frusinate e alla conseguente richiesta di finanziamenti straordinari, oggi abbiamo riconosciuto a Sant’Elia Fiumerapido il finanziamento per i necessari interventi di riparazione e ripristino della rete stradale interrotta a causa degli straordinari eventi meteorologici verificatisi tra il 14 e il 15 ottobre di quest’anno. Sempre con questa delibera abbiamo affidato la realizzazione degli interventi ad Astral”.

Non solo selfie, soprattutto i fatti

VOTO 7

CGIL, CISL E UIL

“Togliere qualcosa ad un dipendente pubblico che guadagna poco più di mille euro non aiuta il precario che ne guadagna un po’ meno. Il problema è assumere i precari, avere salari dignitosi tutti, pubblici e privati, far ripartire l’economia e contrastare l’emergenza sanitaria con più sicurezza. Il governo è il nostro datore di lavoro e, da quando gli abbiamo inviato le piattaforme per il rinnovo dei contratti, non ha mai avviato il confronto sul rinnovo”. Con queste parole i sindacati hanno giustificato le ragioni dello sciopero indetto il 9 dicembre per il settore del pubblico impiego.  Lo hanno fatto in una lettera aperta per difendersi da chi riteneva e ritiene tale sciopero sbagliato in questo momento. Certamente, leggendo quella lettera, è difficile obiettare nel merito. Hanno ragione da vendere, i sindacati. E soprattutto quei tanti lavoratori del pubblico impiego che nonostante salari inferiti rispetto alla media europea anche in questo periodo difficile stanno mostrando spirito di sacrificio, professionalità e abnegazione.

Lo smart working non è affatto smart, soprattutto per le donne. Tempo fa il segretario generale della Cgil invocava il “diritto alla disconnessione”. Giustissimo. Meno giusto appare salire sulle barricate in questo momento quando tanti giovani precari che lavorano nel privato, soprattutto nei settori più colpiti, nel migliore dei casi ricevono una misera in cassa integrazione, nel peggiore hanno perso il lavoro. Ne sanno qualcosa, nel nostro territorio, i tanti operai impiegati nel settore dell’automotive, dell’indotto legato a Fca. O quelli dell’edilizia. I camerieri, le commesse e i baristi. Soprattutto coloro che un contratto di lavoro non l’hanno mai avuto. Una battaglia non esclude l’altra, certo, ma il 9 dicembre 2020 mobilitarsi per i lavoratori del pubblico impiego che, nonostante le criticità, hanno la certezza di ricevere puntualmente lo stipendio, pandemia o meno, lockdown o meno, appare fuori tempo e fuori luogo.

Lo sciopero è giustissimo ma il momento sbagliatissimo

VOTO 4





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