Stavolta ti prendo in castagna!

Stavolta ti prendo in castagna!
di autore Elisa Di Bello - Pubblicato: 19-10-2020 00:00 - Tempo di lettura 2 minuti

RUBRICHE - Caldarroste, castagne secche, lessate, arrostite,  candite, ricoperte di cioccolato, immerse nel rum o farina di castagne per ottenere prelibati dolci. Mille modi di gustare l'autunno
 

Un castagneto della "Comunità montana Monte Santa Croce"

 

Quando si dice autunno si dice castagne! Sono per eccellenza il frutto tipico della stagione, anche perché si possono consumare in tanti modi, a seconda dei gusti.
Questa prelibatezza viene descritta dallo Zanichelli come " il frutto mangereccio del castagno, di color marrone, lucido all’esterno, peloso di dentro, racchiuso, da solo o con una o due altre castagne, nella cupola (riccio), armata di densi e lunghi aculei. All’interno della scorza, il seme è avvolto da una pellicola membranosa rossiccia e consiste di due grossi cotiledoni ricchi di amido, grasso e protidi".

Nel nostro territorio c'è una zona, corrispondente alla "Comunità montana Monte Santa Croce", che comprende alcuni dei più famosi paesi produttori della castagna, tra cui Roccamonfina, Galluccio, Conca della Campania e Marzano. Siamo in Campania, ma vicinissimi a Cassino.
Con una produttività inferiore, ma in casa nostra, ricordiamo le famose castagne di Terelle.
Il frutto si raccoglie da settembre ad ottobre, a seconda delle varietà; le "primitive" e le "tardive", indicate così nel linguaggio popolare, fanno sforare la finestra da fine agosto a inizio novembre. Detti popolari recitano: " per Santa Maria il marrone fa la cria" ( la cresta, si forma) oppure "da Santa Maria a san Michele la castagna la va o la ve'!" Ogni varietà ha i suoi tempi e allo stesso modo ogni specie può essere valorizzata con una cottura differente. Le più famose e gustose sono senz'altro le caldarroste, cotte sui carboni ardenti del fuoco. Le ricette della tradizione riportano l'aggiunta in cottura di un goccio di vino rosso o in alternativa di un pizzico di sale grosso.  Nelle sagre di zona la tradizione le accompagna ad un vino rosso novello, abbinamento talmente antico che se ne trova traccia in un proverbio: " Quando il vino non è più mosto, il marrone è buono arrosto!"

 

Nel dialetto dell'Alto Casertano la caldarrosta prende un nome singolare "a' vròla" da cui, poi, la tipica padella forata per cuocerle "a' vrolara" o in alcune varianti al maschile, "ru vroro". "I valleni" (ballotte, in italiano) invece, vengono fuori dalla bollitura delle castagne in acqua direttamente con la buccia.
Questo è il primo passaggio per preparare ad esempio un'ottima zuppa di "castagne e ceci". Invece la bollitura del frutto privato della buccia e cotto in acqua insieme a sale grosso e foglie di alloro, dà alla castagna il nome di "Allesse" o talvolta " e' lesse". Da queste ultime se ne ricava anche la farina per dare vita al famosissimo castagnaccio.
Le castagne erano conosciute anche nell'antica Roma. Catone il Censore (II sec. a.C.) nel suo trattato De Agricoltura parla di “noci nude”. Marco Terenzio Varrone (I sec. a.C.) nel suo manuale De re rustica menziona un frutto - castanea - venduto nei mercati frutticoli della Via Sacra a Roma e che, come l'uva, veniva offerto in dono dai giovani innamorati alle donne amate.
Il suo nome è citato nella medicina: Ippocrate (IV sec. a.C.) parla di “noci piatte” di cui esalta, una volta giunte a maturazione, il valore nutritivo, lassativo e, nel caso vengano utilizzate le bucce, anche astringente, e nella poesia di Emily Dickinson: "Ho i capelli arditi come il riccio della castagna e gli occhi hanno il colore dello sherry che l’ospite lascia in fondo al bicchiere".
Nel gergo popolare, invece, un messaggio meno poetico e più diretto: "le donne sono come la castagna, belle fuori e dentro magagna".

"A' vrolara" record di Roccamonfina

Nei nostri contemporanei modi di dire è rimasto: "mi togli le castagne dal fuoco" per dire che qualcuno è intervenuto in nostro aiuto. O ancora "cavare la castagna dal fuoco con la zampa del gatto", fare qualcosa a vantaggio proprio esponendo altri al rischio. "Prendere in castagna", infine vuol dire cogliere in fallo, in errore. Insomma, per parlare o per mangiare è sempre tempo adatto alla castagna!

 





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