Il Covid e il delicato ruolo dei medici di famiglia. La testimonianza di un dottore del Cassinate

Il Covid e il delicato ruolo dei medici di famiglia. La testimonianza di un dottore del Cassinate
di autore Redazione - Pubblicato: 19-09-2020 00:00

TERRITORIO - L’amaro sfogo di un professionista di Pontecorvo che parla anche a nome dei colleghi: «Passa sempre il messaggio che noi non facciamo nulla, che il nostro ruolo valga meno di zero. Invece non è così. Da quando è iniziata la pandemia, gli unici, oltre agli ospedalieri e 118, a rimanere in trincea siamo stati noi»

«Passa sempre il messaggio che non facciamo nulla, che il nostro ruolo valga meno di zero. Eppure noi medici di base, sempre pronti in trincea». A parlare è un medico di Pontecorvo dopo i fatti dei giorni scorsi. Il dottore fa chiarezza sul “percorso” del paziente e spiega: «Prima di essere trasferito dal 118 al Pronto Soccorso l’uomo si è rivolto allo studio medico».

Quindi il medico, che preferisce restare anonimo, dice: «Quell’uomo è venuto presso il mio studio in uno stato di salute anche piuttosto preoccupante, e con sintomi che non lasciavano spazio a dubbi sulla loro causa. Ho chiamato immediatamente il 118, e solo allora è stato portato al Pronto Soccorso. Il mio sfogo - dice - scaturisce esclusivamente dalla necessità di giustizia e di verità che ripagherebbe almeno in parte i nostri sforzi: noi medici di base combattiamo ogni giorno con il rischio, soli con i nostri mezzi,  ma nonostante questo cerchiamo di svolgere il nostro lavoro al meglio, per servire le persone. 

In tutta questa storia del Covid, noi poveri medici di base, non abbiamo rispetto agli ospedalieri, che per carità hanno fatto tantissimo, un giusto risalto. Passa sempre il messaggio che noi non facciamo nulla, che il nostro ruolo valga meno di zero. Invece non è così. Da quando è iniziata la pandemia, gli unici, oltre agli ospedalieri e 118, a rimanere in trincea siamo stati noi. Non abbiamo chiuso i nostri studi un giorno. Vedi, invece, la specialistica ambulatoriale. Ancora oggi non tutti hanno riaperto o le liste d’attesa per una visita sono lunghissime. Noi invece sempre pronti, ogni giorno, ad accogliere tutti, con i rischi che ne conseguono».





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